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1998-2014
2

 

 

9 - Pausa di riflessione

2-5 Agosto

Il paese è un concentrato di produttori vinicoli. Un cartello pubblicitario riporta almeno una ventina di produttori e la loro ubicazione nei dintorni.
Al porto, un altro cartello riporta alcune notizie storiche da cui apprendo che il paese fu sviluppato dai romani (sempre loro) che trovarono un piccolo villaggio presso la sorgente che si vede ancora all'entrata dell'abitato. Furono proprio i romani, viste le buone condizioni climatiche e del suolo, ad impiantare le prime viti per poi giungere ai giorni nostri dove le campagne sono un tappezzamento unico di vitigni.

La spiaggia di Marseillan Plage
Vista dal porto verso Portet e le sue vigne

Stanotte, o meglio, ieri sera tardi sentivo nel dormiveglia voci di bambini che scherzavano. Mi sono svegliato ed ho trovato l'acqua del fiume vicino alla tenda, ad un braccio di distanza. Non credendoci, mi sono alzato e mi sono reso conto che la marea era montata fino quasi a lambire l'area pic-nic.

Arrivando in bassa marea non ci si rende conto realmente a che livello arrivi poi il fiume quando sale. Certo le infrastrutture sono progettate calcolando i massimi di marea, sta di fatto che questa si è fermata a circa una spanna sotto il ponte che porta al pontile, e comunque dopo che avevo già smontato e rimontato la tenda trasportandola nel punto più alto dei giardini del porto.
Sì, perché qui, un pontile, alcune panchine, un cesso, alcune aiuole ben tenute fanno un porto. Non importa che il paese disti almeno 500 metri, che abbia un unico negozio aperto (il panettiere), si chiama sempre porto.

La spiaggia di Marseillan Plage
La chiesa di Portet

Comunque una capatina dal panettiere la faccio per forza in quanto devo procurarmi qualcosa per colazione.
Tornato al porto mi piazzo su uno dei tavolini e comincio a tirare fuori salame, pane alle noci, pomodori e saccottini al cioccolato con buona pace delle mie emorroidi che oggi non ho la fortuna di tenere schiacciate sul seggiolino del kayak.

Devo fare un salto a Bordeaux, prima di continuare in kayak, per capire e carpire informazioni sui porti della Gironda, perché se così stanno le cose con la marea, se non ci sono porti distanti almeno 30 km. con pontili mobili non saprei come fare per attraccare in bassa marea, oppure vedere se si può affrontare l'arrivo dell'alta marea, se non ci sono Mascaret o corrente troppo violenta, per percorrere tratte più lunghe e raggiungere moli in pietra o scivoli. Inoltre devo vedere il passaggio sotto ad un ponte dove mi hanno detto esserci qualche problema di corrente.
Poi, con il temporale di ieri, comincia a cambiare un po' il tempo, con nuvoloni improvvisi e veloci che portano un vento forte sollevando belle onde nel fiume…belle ma piuttosto impegnative trovandosi in acqua.

Mentre mi preparo per andare a prendere il treno per Bordeaux, facendo mentalmente l'elenco delle cose da fare, mi accorgo che il carrello ha perso un anello blocca ruota e che questa per puro caso è rimasta attaccata. Ecco un altro motivo per prendermi un giorno di pausa, dovrò cercare qualcosa per aggiustarlo.

Nel frattempo conosco Jean, un musicista di strada di 30 anni che vive su una barchetta in legno comprata usata, datata almeno 1930 e da rimettere pian piano a posto. La barca era attraccata al molo quando sono arrivato ieri ma lui era in giro a suonare.
Mi offre un tè mentre attendo che le nuvolone appena giunte lascino sperare un ritorno del sereno e mi racconta che vive fra Bordeaux e Tolosa, tre mesi in barca e poi dove capita seguendo gli ingaggi che riesce ad avere con il suo gruppo.
Mi avvio alla stazione facendo un altro giro nel paese per accorgermi che è tutto chiuso, un paese chiuso per ferie.

Giunto a Bordeaux cerco il ponte incriminato per non voler lasciare passare le imbarcazioni se non con fatica e mi imbatto in un lungofiume molto scassato, strade a grande scorrimento che giungono sul lungofiume trasformato interamente in un gran cantiere; lo stanno sistemando e la data di fine lavori per la fine del 2004 mi sembra improbabile.

Vedo la Garonne ed il ponte, un bel ponte in mattoni rossi ad arcate ravvicinate, i cui piloni creano mulinelli non difficoltosi (bisognerebbe vederli con il massimo della marea).
Sta di fatto che vedo il fiume con la marea che cala, il momento ideale per discenderlo, e di un color marrone, ma così marrone che sembra caffelatte; le rive così malmesse, vecchi pontili, vecchi scali industriali, relitti di imbarcazioni lasciati in mezzo al fiume da chissà quanto tempo da essere segnaleti con boe e…fango! Fango dappertutto, sulle rive erbose, sassose, sui relitti arenati, un fiume di fango.
In questo istante ho deciso di lasciare perdere la conclusione del percorso iniziato l'anno scorso a Marseillan Plage.

La spiaggia di Marseillan Plage
La Garonne a Bordeaux

E' possibile passare dal Mediterraneo all'Oceano Atlantico in canoa attraverso questa meraviglia tecnica creata dall'uomo che è il Canale dei Due Mari. Resta il fatto che a Castets en Dorthe si deve però scendere nella Garonne, elemento d'acqua che ha perso la caratteristica di verginità e naturalità del fiume per prendere quella di grande via d'acqua navigabile e sfruttabile dall'uomo (che per quanto possa creare, tanto riesce anche a distruggere).

Già a Castets en Dorthe il colore dell'acqua è cambiato dal verdone al marrone ma, va bene, volevo affrontare la questione marea e l'ho capita, poi anche le rive, che prima erano sempre verdi, ora durante la bassa marea si trasformano in coste scoscese e fangose, scivolose, impossibili da risalire.
Il fiume riassume le sue sembianze durante il momento dell'alta marea, quando l'acqua raggiunge i prati erbosi e nasconde la melma di cui però intuisci continuamente la presenza dai rivoli e gorghi che sbuffano grandi nuvole marroni scure sulla superficie dell'acqua color caffelatte.
Non è un bel pagaiare, viene la nostalgia delle acqua cristalline del Mediterraneo o del Ticino, dei fondali che si vedono scorrere con la velocità del kayak.

Poi c'è anche il problema sicurezza. Già sul fiume si dovrebbe andare almeno in due (canoe, non due persone su kayak doppio), poi si sommano le problematiche della marea, che si risolve stando ai suoi orari per non trovarsi ad affrontare onde di Mascaret più o meno alte, e del forte vento che giunge all'improvviso.
Da quando ho lasciato il canale fa un breve temporale al giorno preceduto da vento da nord di una violenza tale da alzare onde nel fiume e dare l'impressione che cambi direzione di corrente.
Si aggiunge poi la difficoltà di approdo sulle rive fangose, con la marea che scende, e la distanza dei pontili a volte molto lunga, e non tutti i pontili sono mobili.
La parte importante nella mia decisione l'ha fatta comunque l'acqua!

Veniamo ora a Bordeaux. Ho percorso a piedi tutto il lungofiume e, a parte la superstrada che lo costeggia da sud, le vecchie fabbriche abbandonate o in ristrutturazione a nord, la parte centrale è in fase di recupero, con tutti i disagi che questo comporta, visivi e logistici.
L'impressione ora come ora, se si mettono insieme i disagi di cantiere, la riva del fiume disastrata con scheletri di un passato industriale e commerciale che ora forse non appartiene più tanto alla città, è pessima.

Di contro, tutti i palazzi del lungofiume meritano per l'omogeneità dello stile ottocentesco e dei materiali; sono tutti edifici costruiti in pietra, una pietra chiara e friabile che verso l'ora del tramonto prende una colorazione ambrata e calda.

Comunque, a parte queste architetture che fanno di alcune zone centrali della città un sistema ordinato ed omogeneo, l'aspetto generale è piuttosto dimesso. Alcuni edifici in pietra sono stati addirittura tinteggiati, molti sono lasciati andare, abbandonati.
Ci sono scene sulle strade che ho visto in Romania passando per piccoli paesi, madri e figli che giocano seduti sul portone comune di casa, sul marciapiede con le auto in sosta davanti.
In generale l'idea è di una gran bella città, architettonicamente parlando, ma molto sciatta per il modo in cui la utilizzano molti abitanti.

Giusto per tornare su un argomento già trattato sul Canal du Midi, parlerei di controcolonizzazione che ha subito/voluto la Francia. Famiglie di colore che, non avendo spazi, occupano i marciapiedi in capannello con i bambini che giocano fra le auto parcheggiate con le altre che sfrecciano in strada, ragazzi che smontano e rimontano pezzi della propria auto sul marciapiede, magari arrugginita ma dotata dello stereo più potente oggi in commercio.

Un'ora di passeggiata nei quartieri bassi proprio fronte fiume, di fronte a quegli stessi edifici che furono certamente eretti da una classe di commercianti abbiente o per lo meno rispettosa del luogo e volenterosa di contribuire al decoro della città. Ora sembra tutto dimenticato, utilizzato in modo provvisorio in attesa di chissà cosa.

La spiaggia di Marseillan Plage
Le costruzioni del centro storico di Bordeaux

Anche le nuove architetture, pur se interessanti dal punto di vista del disegno e delle soluzioni tipologiche, portano ad un risultato contrario a quello raggiunto dagli edifici esistenti. Questi sono aperti su strada, con finestre al primo piano che danno sul marciapiede; si cammina e si vede nelle case altrui come capita sui canali di Amsterdam.
I nuovi edifici tendono invece ad ingabbiarsi, non farsi vedere dalla strada, come non volessero avere rapporti con essa: inferriate, schermi metallici, muri in cemento armato, piccoli spazi interni separati dalla strada.

La spiaggia di Marseillan Plage
Le ricostruzioni nel centro storico di Bordeaux

Sembra la contrapposizione fra una visione aperta, positiva, comunitaria della vita di una città che vive sul commercio, contro la necessità di appartarsi nel proprio angolo, nascosti dalla strada come se se ne avesse paura. Ed in effetti, in alcune strade del centro che ho frequentato di giorno ci penserei due volte a ritornarci di sera.

Resto comunque dell'idea che le grandi città siano magari interessanti da vedere per le loro differenti soluzioni architettoniche al problema dell'abitazione e della vita in grossi agglomerati umani, ma considero le piccole cittadine più felici nel loro invariato disegno e nel modo di condurre l'esistenza, uno specchio di come doveva essere una volta…a parte i ragazzotti che anche qui cominciano a ronzare dappertutto con i loro motorini rumorosi.

Verso il tardo pomeriggio torno a Portet deciso ad interrompere la discesa in kayak.

Alla mattina presto smonto la tenda e lascio tutti i bagagli nel kayak per poi prendere il treno in direzione Toulouse.
Jean si offre gentilmente di accompagnarmi, con la sua auto, alla stazione. Qui incontriamo il sordomuto del temporale dell'altroieri e chiacchieriamo ancora amabilmente ed abilmente sui treni e sulla mia decisione di abbandonare la Garonne, sembrava felice di ciò.
Ho deciso di tornare a prendere la macchina per proseguire il viaggio andando almeno a vedere i vari porti sulla Gironde.

La spiaggia di Marseillan Plage
Il pontile di Portet

Impiego tutta la mattina fra andata in treno e ritorno in macchina a Portets per poi smontare il kayak e, di primo pomeriggio, mettermi in viaggio per il Medoc: terra di vini fra la Gironde e l'Oceano.
Mi vergogno un po' ad andare in giro con la macchina con i sedili posteriori abbassati per fare posto al kayak ed a tutte le cianfrusaglie che mi sono portato dietro, buttate e ammassate come capita. Inoltre, i due giorni che ho lasciato il kayak a mollo nella fetida Garonne hanno permeato lo scafo di un certo odore nauseabondo, misto di laguna e di marcio…confido comunque nel bel tempo per continuare a guidare con il tettuccio aperto!

Attraverso con qualche difficoltà Bordeaux, dove mi perdo per un'ora buona nella tangenziale con il suo traffico di pendolari per riuscire poi a trovare la direzione nord verso Pauillac.
L'intenzione è quella di costeggiare il più possibile la Gironde.

La spiaggia di Marseillan Plage
La costa della Gironde con alta marea

Molto lentamente mi districo nel dedalo di tortuose stradine secondarie del Medoc fra distese immense di vigneti e moltissimi chateau che altro non sono che grosse ville/castello dei produttori vinicoli. Alcuni di questi sono dei veri e propri castelli, di forma quadrilatera, con torrette, decorazioni e quei bellissimi tetti in scandole di ardesia nera, con elevate pendenze, che fanno da coronamento scuro agli edifici in pietra chiara.

La spiaggia di Marseillan Plage
Molo e costa al Port de Lamarque

Visito i porti di Macau, Lamarque e Beychevelle che non hanno altro che un molo ed un paio di ristoranti, infine raggiungo e mi fermo a Pauillac.
Il paese è a metà strada fra Bordeaux e l'Oceano ed ha un grosso porto turistico con banchine mobili.
Il campeggio comunale è ottimo e posizionato proprio sulle sponde del fiume che, trovandosi ora in alta marea, lambisce i prati che coprono le rive, ma si nota ancora il fango ai bordi dei piccoli canali che si insinuano nelle campagne.

Pauillac è composto da piccole case a due/tre piani, in pietra, disposte lungo il fiume con vie perpendicolari leggermente in salita che portano verso il centro.
Alla sera fa un'impressione un po' squallida per la poca gente che si vede in giro, i soli tre ristoranti aperti ed i negozi tutti chiusi.

Prima di andare a cena in paese conosco in campeggio un kayaker inglese e mi presento subito facendo una bella figura. Dopo aver notato il suo kayak sulla macchina con targa GB, mi avvicino e, vedendo un ragazzo enorme seduto accanto ad alcuni vuoti di birra, esordisco con un bel "hallo, do you speak english?" che mi esce automaticamente di bocca dopo più giorni che mi trovo in terra straniera. Lui risponde che, certo, parla inglese e sproloquia in qualche frase incomprensibile come per dire: "ma guarda questo stronzo, non ha visto la targa di Sua Maestà?!". Così mi spiega che è qui per girare i laghi che ci sono vicino al bacino dell'Arcachon e che gli piacerebbe scendere nella Gironda ma deve informarsi sugli orari delle maree.

Gli racconto allora i miei problemi nel discendere la Garonne ma, da buon anglosassone, non ha fatto una piega, giusto un accenno e si è rimesso a leggere il suo libro.
O si tratta di un gran kayaker che ha preso il mio giretto per quello di un principiante, o è veramente un inglese purosangue.

A cena trovo un ristorante (uno dei tre del paese) appena all'interno del lungofiume dove il figlio della padrona, tipo strano, alto, dinoccolato ed un po' triste, mette su musica di Sinead O'Connor, triste e cupa come immagino la vita in questo paese.
Mi piacerebbe vederlo fuori stagione, perché mi sembra che ora, in agosto, sia comunque un po' spento. Non riesco proprio ad immaginare la vita qui durante l'inverno.

Il grosso vantaggio del sole che tramonta tardi, verso le 21,00/21,30, con la luce che dura fino alle 22,00 è però destabilizzante perché non mi rendo mai conto dell'ora e finisco sempre a trovare supermercati chiusi e ristoranti che mi accettano per un pelo.

Chiudo la cena con un Armagnac, anche se non sono più in zona, e me lo servono con una zolletta di zucchero per addolcirne l'asprezza, accorgimento che approvo.
Credo che ci sia bisogno ogni tanto di questi momenti passati da soli in posti sperduti, o meglio, dove per la lingua ti senti isolato dal resto del mondo, per pensare, per approfondire meglio le differenti situazioni che si osservano nei posti che si visitano.

Non conoscevo la Gironde, ne ho fantasticato durante la preparazione del giro in kayak ma mai pensato a come potesse essere veramente un estuario di un grande fiume commerciale sull'Oceano, in balia delle maree, e come potessero vivere i suoi abitanti. Pauillac me lo immaginavo come un paese pieno di vita sulla Gironde, un punto di riferimento, invece sembra un posto senza alcuna attrattiva se non quella di avere un gran porto turistico.

Il campeggio è in una bella posizione, in riva al fiume, separato da questo da un prato incolto ma con erba sempre corta grazie all'azione di alcune mucche che vengono lasciate libere di pascolare, certo oltre la recinzione.
Osservando meglio però, si nota la riva un po' paludosa, con quei detriti riportati dalle acque e composti da un misto di canne, foglie, contenitori di plastica e frequentati da roditori simili alle nutrie, se non proprio topi!

La spiaggia di Marseillan Plage
Campeggio a Pauillac sulla riva della Gironde

Le giornate sono sempre più caratterizzate dalla variabilità del tempo: nuvolo, poi sereno, poi ancora nuvolo con qualche goccia di pioggia.
Il mattino decido di spostare il campo, così smonto la tenda e mi accordo con Jim di vederci il giorno dopo sul lago di Carcans per fare un giro insieme.
Salgo in macchina per continuare l'esplorazione della costa della Gironde.

Pian piano, avvicinandosi alla Pointe de Grave, i vigneti si alternano a pascoli e coltivazioni ed i paesi più grandi hanno anche un porto, per così dire.
Si tratta di canali che collegano il paese, o il suo porto, al fiume. Il porto è costituito semplicemente dal canale e le imbarcazioni vengono tenute a mollo se c'è acqua, altrimenti appoggiate morbidamente nel fango del fondale del canale con bassa marea.
La costa è comunque squallida, non ha nulla, nessuna emergenza, piatta, fangosa e coperta di sterpaglie.

La spiaggia di Marseillan Plage
Un porto canale sulla Gironde

Mi fermo al faro di Richard per visitarlo ed ascoltare la spiegazione in francese sulle difficoltà di navigazione nella Gironde per le grandi navi che sono costrette a passare in un canale largo 150 metri (sembra una enormità, ma bisognerebbe provare a percorrerlo con navi altrettanto lunghe).
Comunque, nel passato il percorso era segnalato da numerosi fari costruiti lungo la costa, fino al 1950 circa, quando sono stati sostituiti da boe luminose lungo i lati del canale, così i fari sono stati dismessi e diventati musei dell'attività marittima della Gironde e Bordeaux e gli unici punti panoramici in un'area piatta e senza emergenze particolari.

La spiaggia di Marseillan Plage
La Gironde vista dal faro di Richard

Giungo finalmente a Le Verdon, mi fermo al porto dove attracca il traghetto per Royan, l'altra sponda della Gironde, ed ammiro, inorridito dalla puzza di alghe in putrefazione, la bassa marea e la melma depositata sulla riva almeno due metri più in basso.
Mi dirigo verso il faro e le dune che riparano il porto dal ventoso Oceano, le supero ed ecco finalmente l'immensa distesa d'acqua atlantica, calma nonostante il vento teso.

La spiaggia di Marseillan Plage
L'Oceano dietro a Pointe de Grave

Dall'altra parte della foce si vede Royan con spiagge e scogliere, probabilmente la costa, da quella parte presenta qualche interesse maggiore, mentre in mezzo all'Oceano, guardando a nord-ovest si intravede il faro di Cordouan a segnalazione di una grossa secca in mezzo all'acqua.

Dopo un pranzo al sacco sulle dune riparto per Soulac s. Mer, una specie di Rimini oceanica con famiglie sparse sulla spiaggia, edifici vecchi e nuovi fronte oceano strapieni di gente, poi, ogni tanto, sulle dune alle spalle della spiaggia ed addirittura fra le case spunta una colata di cemento, sembrano panettoni di calcestruzzo…sono i bunker della Seconda Guerra Mondiale.

Le alte dune di Amelie s. Mer fronteggiano l'Oceano difendendo da marosi e venti i boschi retrostanti.
Fino a Montalivet les Bains, sulla spiaggia, ci sono parecchi bunker lasciati a monito della guerra; alcuni sulle dune ed altri, come grossi scogli, in mezzo al mare o sul bagnasciuga.
Da Montalivet comincia una vera e propria foresta di pini che continua lungo tutta la costa fino ai due grandi laghi, di Carcans e di Lacanau. La foresta è riparata dall'Oceano da grosse dune di sabbia formatesi dalla spiaggia, larga e sabbiosa che, come un lungo ed unico nastro dorato, si spinge fino al bacino di Arcachon ed oltre, ininterrotta.

Non essendo l'Oceano, almeno in questo punto, un mare dove si possa fare il bagno come intendiamo noi mediterranei, a causa di forti correnti anche sotto costa, le persone in acqua si fermano vicino a riva a prendere le grandi onde o le surfano, per cui si vedono tante persone in piedi, nello stesso punto, che saltano quando arriva l'onda, come fossero in un club mediterranee ad una lezione di acqua-gym.

Come si vede nei film americani, sono sempre presenti guardiaspiaggia su punti sopraelevati, con speciali mezzi motorizzati per correre sulla spiaggia e redarguire i surfisti più indisciplinati, ed elicotteri che vanno avanti e indietro nel cielo.

Le strade che corrono lungo la costa e poi all'interno, per raggiungere i laghi, costeggiano queste vere e proprie foreste di conifere, enormi ed altissime, completate da una rete incredibile di piste ciclabili che partono da Verdon s. Mer.

Seduto ad un bar in uno di questi villaggi sull'Oceano, assisto ad una certa ora ad una migrazione vera e propria di gente che torna dalla spiaggia, una fiumana di persone che cammina, corre, in bicicletta, in moto, in macchina. Questo è dovuta al fatto che, per rispetto della foresta, pochi sono gli accessi alla spiaggia, per cui si creano veri e propri imbottigliamenti al mattino ed alla sera.

Accedendo alla spiaggia si passa attraverso una specie di varco che taglia la grossa duna costiera alta decine di metri, si vede quindi la spiaggia larghissima a destra e sinistra con tutta la gente piazzata in corrispondenza dell'accesso, tutti stipati nel caratteristico stile comportamentale dell'essere umano che tende all'agglomerazione globale.
Date a cento persone una spiaggia enorme e spaziosa e le vedrete raggrumarsi in poco spazio, a poca distanza gli uni dagli altri, proprio al limite dello spazio fisico privato oltre al quale scatta la sensazione di fastidio ed il bisogno di spostarsi più in là; poi comunque molta gente ha ormai questi spazi limite quasi azzerati!

Verso sera giungo in prossimità dei due grandi laghi di Carcans e di Lacanau e decido di fermarmi in un campeggio a le Pouch, piccola località fra i due bacini.

Il mattino, in attesa dell'appuntamento preso ieri con Jim sul lago di Carcans, decido di provare a raggiungere il lago di Lacanau attraverso il canale che unisce i due laghi.
Il campeggio si trova molto vicino, così mi sposto in macchina, monto il kayak in un piccolo porto sul lago e mi dirigo verso il canale di giunzione.

Sul lago soffia un bel vento da nord che si placa del tutto appena mi inoltro nel canale, facendo aumentare anche il senso di calore.
Molte barche sono ormeggiate lungo la riva in posti numerati e, non appena passato sotto il ponte della strada carrabile, si placano tutti quei rumori caratteristici del lago frequentato d'estate da una moltitudine di persone.
Poco più avanti una chiusa automatica mi costringe ad un trasbordo (evitabile dotandosi del fatidico gettone che non saprei dove trovare) piuttosto arduo, su rive un poco franose ed alte.

Rimetto il kayak in acqua e ricomincio a pagaiare quando mi punge un insetto che ritengo piuttosto grossino, dato il dolore della puntura e il gonfiore che cresce sulla schiena. Sul momento non ci faccio caso e proseguo, ritenendolo un incidente normale su un percorso di acque stagnanti.
Non percorro che pochi metri quando vengo assalito da una decina di tafani che non riesco a tenere a distanza. Oltretutto dover interrompere la pagaiata per darsi manate sul corpo rende l'avanzata penosa e stancante.

Riempio presto di cadaverini il pozzetto e la coperta del kayak pur continuando a subire attacchi da tutte le parti, nemmeno il sedere è al sicuro, un tafano rimane schiacciato dalla natica sinistra durante un tentativo di attacco.
Mi rendo conto che il connubio mancanza di vento, acqua stagnante e caldo ha creato le condizioni ideali per il proliferare di insetti di ogni genere, fra cui i tafani sono quelli più fastidiosi.
Non potendo tenere una pagaiata costante e sudando come fossi in un bagno turco decido di fare marcia indietro e tornare al lago rimpiangendo il vento teso che vi ho lasciato.

Sopraggiunge una compagnia di due canoe canadesi portate da una famigliola completa di bambini che si sbracciano per tentare di tenere lontani i fastidiosi insetti. Cerco di indicargli anche a gesti che la situazione peggiora più avanti ma decidono comunque di continuare. Non sapendo come fargli capire nella loro lingua che i bambini rischiano di essere divorati dagli insetti gli indico i numerosi bubboni sul corpo ma decidono comunque di continuare.

Giungo alla fine del canale e sto per immettermi nel lago aperto per una tranquilla pagaiata con venticello che mi asciuga velocemente il sudore quando vedo una canoa conosciuta all'orizzonte e riconosco l'inglese.
Ci scambiamo i saluti nella sua lingua (lui parla anche francese ma io preferisco a questo punto continuare con l'inglese) e, dopo esserci osservati a vicenda i rispettivi kayak, decidiamo di intraprendere l'attraversata del lago verso nord con un vento teso da nord-ovest.

La spiaggia di Marseillan Plage
Jim sulla Klepper al lago d'Hourtin-Carcans

Il lago è frequentatissimo da barche a vela, wind surf e kayak a noleggio per cui dobbiamo fare spesso attenzione agli incroci con altre imbarcazioni più veloci ma non sempre ben accorte.
Mentre Jim avanza bene con il suo kayak rigido d cinque metri con timone, io arranco un poco con il mio tre e ottanta senza timone e con un vento di traverso che mi costringe a sforzare maggiormente un braccio.
Ogni tanto facciamo qualche sosta per rifornirci di calorie, Jim con barrette energetiche preconfezionate ed io con gustosi croissant al cioccolato.

Giungiamo infine a Hourtin Port dove Jim ha lasciato l'auto stamattina per raggiungermi nella zona sud del lago. Sbarchiamo e gli chiedo un passaggio per raggiungere la macchina evitando altri 14 km. di ritorno in kayak.
Durante il tragitto ci mettiamo d'accordo di trovarci dopo cena in un bar e discutere sulla possibilità di imbarcarci nella Gironde il giorno dopo.

Faccio appena in tempo a recuperare il kayak, tornare in campeggio, fare una bella doccia calda e mangiare qualcosa, per poi riprendere l'auto e trovarmi all'appuntamento a Hourtin, a metà strada fra il mio campeggio ed il suo.

Davanti a due birrette cominciamo a guardare la cartina che ho portato per considerare il chilometraggio percorribile e la meta da raggiungere l'indomani. Jim ha intanto preso informazioni sulle maree e decidiamo di partire il mattino presto in quanto l'alta marea ha il suo culmine alle nove.
Percorreremo un tratto di circa 45 chilometri da Pauillac a le Verdon approfittando delle sette ore di favore di marea che ci aumenterà sicuramente la media di percorrenza.

Parliamo un po' di noi ed apprendo che Jim è insegnante di religione (Chiesa Romana Cattolica come precisa) ed è un patito di sport fra cui kayak, bicicletta e corsa con giri di più giorni portandosi dietro cibo disidratato e molta acqua per farlo rinvenire, capisco ora la passione per le barrette confezionate di cui riempie la coperta del kayak.

Avevo già avuto l'impressione di avere a che fare con un maniaco sportivo quando ho visto la sua tenda, un enorme igloo, e quando dico enorme intendo una tenda con portico, stanza da letto separata, zona cucina e retrotenda con…trespolo portabici ed una quantità incredibile di provviste, oltre a casse intere di birra ed un mastello, come quelli che si usano per fare il bucato, pieno d'acqua fresca e bottigliette di birra a mollo.
Dopo altre due birre ci salutiamo e raggiungiamo i campeggi.

 

 

 

CANAL LATERAL A LA GARONNE
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Il canale
Toulouse
Montech
Moissac
Chiusa Saint Christophe
Chiusa Auvignon
Le Mas d'Agenais
Castets en Dorthe
Portet
Pausa
La Gironde
Conclusione


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