3 - da Montech a Moissac
27 Luglio - 21 km. - 15
chiuse!
Dormire con sacco a pelo senza le tenda
è un po' azzardato, di notte la temperatura
scende molto e il sacco a pelo leggero,
che ho portato per risparmiare spazio
nel kayak, mi scalda a malapena.
Tento di alzarmi verso le 6,30, prima
che cominci il viavai di gente, ma fa
troppo freddo. Ho dormito vestito ma con
i pantaloni corti, così ho la pelle d'oca
sulle gambe e fatico ad uscire dal sacco
a pelo.
Risveglio al porto canale di Montech
Finalmente mi alzo e noto con piacere
che i servizi del porto, compresa una
bella doccia al costo di un Euro, apriranno
verso le 9,00, così decido di fare un
giro in paese per fare colazione.
Nell'unico bar aperto non riesco a prendere
neanche un cappuccino perché non mi cambiano,
giustamente, una banconota da 50 Euro,
così mi reco dal panettiere e compero
una decina di croissant (mi serviranno
anche come scorta per la giornata).
Tornando al porto scopro un cartello con
le indicazioni del campeggio municipale
ma non riesco a capire dove si trovi,
probabilmente un po' fuori dal paese.
Dopo una bella doccia e colazione con
brioches e succo di frutta mi preparo
ad affrontare un paio di chilometri a
piedi per trasbordare le cinque chiuse
di Montech che superano un dislivello
totale di circa 13 metri.
Trasbordo delle cinque chiuse di Montech
A fianco del canale si trova il Pente
d'eau di Montech che sarebbe un sistema
di due locomotive appaiate che trasportavano
le imbarcazioni su un percorso a binari
per superare più velocemente le cinque
chiuse.
Il vecchio trasporto su rotaie di Montech
Dopo una decina di chilometri di canale
praticamente rettilineo, se si esclude
un'unica curva, arrivo a Castelsarrasin
per l'ora di pranzo.
Il paese ha finalmente un bel porto canale
con parecchie imbarcazioni ormeggiate
ed un piccolo cantiere nautico dove stanno
completando una house-boat in legno.
Il porto canale di Castelsarrasin
Gli ormeggi si trovano lungo una banchina
in legno con un bel prato all'inglese
ed ombrosi alberelli. Mi reco subito in
paese per un giro turistico e per prendere
due panini ed una birra gelata che consumo
all'ombra degli alberi sul porto.
Il porto canale di Castelsarrasin
Il paese non offre molto da vedere, una
chiesa non degna di nota, pochi resti
delle mura che lo cingevano nel medioevo.
E' però molto vivo e frequentato, per
cui non fatico a trovare negozi aperti
ed il porto oltretutto è veramente ben
tenuto, molto curati i giardini fioriti
come fossimo in Riviera.
In Francia, anche i centri abitati più
piccoli hanno qualche edificio contemporaneo
voluto dalla forte politica nazionale
di rinnovo e sviluppo dell'architettura.
Qui, addentrandosi nel paese di casette
piccole, di disegno uniforme, si apre
ad un certo punto una piazza moderna,
lastricata, aperta, con spartitraffico
in acciaio, il tutto in un contesto tipico
del paesino più sperduto delle campagne
francesi.
Una curiosità è il forte traffico di TIR
che attraversano il centro per strade
strette in cui passano a malapena due
auto.
Manca sempre però qualche attività direttamente
sul porto, un bar, una trattoria, come
se il canale non portasse molto vantaggio
economico al paese. Eppure le imbarcazioni
ormeggiate sono parecchie.
Il tempo è bello, molto caldo, e senza
il vento teso di ieri che, a detta di
un kayaker francese, momentaneamente appiedato,
era il Maestrale.
Riprendo una navigazione tranquilla con
poco vento ed alcune peniches e barche
a vela di compagnia fra una chiusa e l'altra.
In prossimità di Moissac si passa sull'enorme
ponte canale sul fiume Tarn. Queste opere
sono degne dei begli acquedotti romani
che attraversano le vallate e le città
trasportando acqua corrente, solo che
in questo caso i ponti sono larghi almeno
15/20 metri e possono essere percorsi
da imbarcazioni.
Le ultime tre chiuse prima del paese le
ho trasbordate in quanto troppo ravvicinate
fra di loro, per cui arrivo nel porto
canale di Moissac a piedi con kayak sul
carrello.
Il ponte canale sul fiume Tarn a Moissac
Ho subito la spiacevole sorpresa di notare
che il canale è costretto fra alte sponde
in pietra che mi renderanno difficoltoso
l'imbarco. Ma ci penserò domani mattina.
Il porto canale è anche qui ben organizzato,
con un piccolo edificio con uffici ed
annessi servizi igienici. Il molo è in
pietra da una parte ed in legno con una
ripa erbosa dall'altra.
Lascio il kayak nel deposito degli uffici
portuali, gentilmente messo a disposizione
dalla madame addetta al bureau e mi dirigo
con i bagagli necessari al campeggio distante
circa un chilometro, dall'altra parte
del fiume che scorre ora parallelo al
canale.
Il bel campeggio mi accoglie con una invitante
piazzola ed un morbido prato verdissimo,
finalmente passerò una notte tranquilla
senza la tensione di riconoscere ogni
rumore notturno al di fuori della tenda.
Pianto la tenda, doccia e mi reco in città
per un giro turistico e per cenare.
Dopo aver girato per alcune vie deserte
e con deprimenti edifici chiusi e senza
una vetrina su strada, mi ritrovo in una
bella piazza laterale ad una grande chiesa
romanica con basamento e contrafforti
in pietra grigia e ocra e con le murature
superiori in mattoni.
Alcuni ristoranti movimentano finalmente
la piazza pedonale, senza pretese ma tranquilla,
e con la mastodontica presenza della chiesa
a fare da sfondo.
Finalmente riesco a fermarmi ad un'ora
decente per potermi godere un po' di riposo
seduto ad un ristorante. Ci voleva oggi
una pausa più lunga per poter far riposare
l'avambraccio sinistro, dopo la tirata
di ieri, e non rischiare una tendinite
proprio all'inizio del viaggio.
Osservando la piazza salta agli occhi
la caratteristica degli edifici della
zona, con le alte finestre bordate di
mattoni se l'edificio è intonacato o con
cornice di mattoni in rilievo se la facciata
è tutta in mattoni a vista, ed i grossi
antoni in legno. Le ante, quando chiuse,
lasciano intravedere la costruzione ad
assi di legno verticali con cardini e
centine in ferro a vista, mentre, una
volta aperte, mettono in mostra la struttura
ad assi incrociate od a "zeta", magari
bicolore.
Comunque è anche piacevole, nel brusio
generale dei tavoli al ristorante, sentire
la chiusura di queste ante, lo scricchiolio
dei cardini, come il chiudersi di un sipario
aperto sulla vita che si svolge nella
piazza sottostante.
|