5 - dalla chiusa Saint Christophe alla chiusa Auvignon
29 Luglio - 28 km. - 5 chiuse.
Mi sveglio presto, prima dell'alba, dopo una notte un po' agitata per qualche rumorino,
l'abbaiare attento dei cani ed il passaggio di treni sulla vicina ferrovia a cui
non avevo fatto molto caso.
E' strano, in genere non sogno mai, pero' stanotte, forse per la generale
gentilezza che ho riscontrato nella gente con cui ho avuto contatto, mi
sono sognato che, nella notte, l'eclusier (che aveva il viso di una persona
che ieri si era offerta di aiutarmi a tirare su il kayak dal canale)
si è avvicinato alla tenda ed ha cominciato ad armeggiarci intorno.
Io, preoccupato, prima di scoprire chi fosse, mi sono svegliato ed
accortomi della presenza di un essere umano o di un animale o cos'altro,
mi sono alzato (per quanto ci si possa alzare in una tenda singola alta
50-60 cm.), ho gridato qualcosa tipo "lasciate in pace la mia tenda!",
mi sono sporto e l'ho visto mentre copiva tenda e kayak con un bel
telo antipioggia perché sembrava che il tempo si mettesse al brutto.
Finito il lavoro, saluta e se ne va.
Il mio subconscio avrà messo insieme la gentilezza, di cui dicevo
prima, con il fatto che a Valence d'Agen ho sbirciato le previsioni
del tempo su un giornale che dava peggioramento, nuvoloso ma senza
temporali.
Colazione alla chiusa all'alba con pistacchi e succo d'arancia
mentre il canale è uno specchio d'acqua immobile.
Dato che mi manca una bella doccia, mi fermo al porto canale di
Boé, pago volentieri un Euro per l'acqua calda e proseguo con la
colazione.
Ad Agen mi fermo perché pensavo potesse essere una bella
cittadina da visitare, invece, oltre al bel porto canale
con moli in legno e sponde erbose (peccato sia però vicino
ad una trafficatissima strada), non presenta che qualche
casetta a graticcio ma in un contesto di una miriade di
locali per turisti, una stazione ferroviaria di dimensioni
spropositate e la cattedrale chiusa per restauro.
Compro ancora dei panini e li mangio al porto su una panchina
all'ombra di quattro pinetti.
Lungo il canale, giungendo qui, ho incontrato una signora
di mezza età che faceva footing mentre il cagnetto al
guinzaglio nuotava nel canale!
C'è un forte contrasto fra la trafficata città di Agen
alla sinistra del canale e la collina verdeggiante alla
destra, punteggiata di piccole casette a due o tre piani.
Il ponte canale sulla Garonne ad Agen
Proseguendo, si passa sul bel ponte canale sopra la Garonne
per giungere ad una sequenza di quattro chiuse ravvicinate
che ho trasbordato tutte insieme. Proprio durante questo
tragitto, nel primo pomeriggio, mentre trasporto il kayak
sul carrello e penso ai fatti miei mi attraversa la strada
un piccolo scoiattolo rosso che si affretta a scomparire
dentro un boschetto.
Il ponte canale sulla Garonne ad Agen
Trovo qualche difficoltà a rimettere in acqua il kayak in
quanto le chiuse ravvicinate hanno fatto scendere di quota
il canale rispetto alla campagna di parecchi metri, per cui,
attraverso una stradina poco agevole per il carrello porta
kayak, raggiungo un punto con ripe alte almeno un metro e
perpendicolari sull'acqua. Dopo qualche difficoltà, non a
calare il kayak in acqua ma, a calare me nel kayak, proseguo
per trovarmi a lottare con un vento tale che sembra di andare
contro corrente.
Imbarco disagevole dopo le chiuse di Agen
Arrivo a Serignac per comperare del cibo e mi ritrovo in un
paesino come mi immaginavo fossero tutti quelli toccati dal
percorso del canale.
Serignac è un villaggio di piccole dimensioni, a pianta
quadrata con al centro la chiesa, la piazza, una strada
principale che lo attraversa e altre vie perpendicolari
ad essa, ha il disegno planimetrico degli insediamenti
romani nati sugli accampamenti, un reticolo geometrico
di strade.
La chiesa è chiusa ma è il campanile ad attrarre di più
l'attenzione, rivestito con le tipiche scandole ma sviluppato
a spirale verso la punta partendo da una base ottagonale,
una vera stranezza rispetto a quanto visto finora.
La chiesa di Serignac
Un lungo, ventoso e noioso tratto rettilineo di canale porta
alla chiusa di Auvignon dove chiedo all'eclusier di poter
piantare la tenda su un prato vicino alla sua abitazione.
Sono talmente distrutto da decidere di cenare con panino
e dolce alle mele per poi infilarmi direttamente in tenda.
Campo alla chiusa 38, Auvignon
Dato che c'è ancora luce decido invece
di fare una passeggiata nei dintorni in
direzione del campanile più vicino, il
paese di Bruch.
Si tratta di una vecchia città fortificata
di cui restano solo due porte in pietra.
All'interno è già tutto chiuso, si vedono
alcune case a graticcio con tamponamenti
in cotto o in terra e paglia, ancora abitate.
Soltanto sulla strada esterna, che riprende
immagino il percorso delle vecchie mura,
trovo un cafè in cui entro per assaggiare
un Armagnac. Insomma, mi trovo nella zona
di produzione di questa nota acquavite
che ricorda, più che il gusto dei vini da cui viene distillata,
le imprese dei tre moschettieri, e mi
sembra doveroso assaggiarla.
Al tramonto, tutte le pietre ed i cotti
assumono una colorazione calda e rilassante
che fa venire voglia di sedersi ad un
bar, sorseggiare qualcosa e guardare il
paesaggio che in questo caso non c'è…non
c'è nessuno in giro, né persone, né automobili,
il café-restaurant è vuoto se non per
la presenza della padrona nella stanzetta
dietro il bar che guarda la TV e sgranocchia
patatine.
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