1 - Da Milano a Toulouse
Riesco a partire a fine luglio tirando gli ultimi doveri che il lavoro mi impone.
Decido di lasciare il percorso autostradale lungo il mare per il ritorno, e mi cerco
un percorso alternativo sulle scorrevoli statali francesi. Tiro una linea retta sulla
cartina da Milano a Toulouse e preparo un road book che mi permetta di non continuare
a consultare la cartina durante il viaggio quando mi trovo di fronte ai vari bivi.
Divoro l'autostrada per Torino e passo il confine al Monginevro inserendomi in un dedalo
di strade statali dai notevoli paesaggi cercando di tenere l'ideale direzione ovest-sud-ovest.
Non rendendomi conto della scarsa media che riesco a tenere sul tali strade e preso
dal piacere della guida, mi ritrovo all'ora di cena ancora distante da Toulouse.
Comincio a cercare un campeggio e mi ritrovo quasi all'imbrunire nel campeggio municipale
di St. Affrique nella regione dei Midi-Pyrenees.
Partito di buon mattino, decido di raggiungere al piu' presto Toulouse per poter
cercare un buon punto da cui partire in kayak.
A Toulouse mi piazzo nel campeggio municipale di Blagnac, a nord-ovest della città,
e mi reco subito in centro per visionare il canale dal punto in cui l'abbiamo
lasciato l'anno scorso, il Port Fluvial.
Da questo punto, un po' alcuni lavori stradali lungo il canale, un po' la difficoltà
di alcuni eventuali trasbordi alle chiuse cittadine dovendo attraversare incroci
trafficati con kayak su carrello, un po' le alte sponde in pietra (piu' che un
po' anche la voglia di farmi notare il meno possibile) mi portano a decidere
di partire da un punto molto comodo in prossimità del campeggio, fra le chiuse
di Lalande e Lacourtensourt, alla periferia nord-ovest della città.
Inoltre devo comunque attendere la giornata di domani, lunedì, per andare
agli uffici della VNF (Voies Navigables de France) per acquistare la vignette
per accedere al canale.
Un passo indietro. Al momento della preparazione del viaggio ho spedito
alcune e-mail alla VNF per avere informazioni sugli eventuali permessi
per navigare il canale (anche per evitare spiacevoli situazioni ed inseguimenti
lungo le sponde come è successo l'anno scorso) ed ho ricevuto risposta di
recarmi presso gli uffici di Toulouse per acquistare la famosa vignette
che mi avrebbe permesso di accedere al canale ma non di attraversare le
chiuse…queste, tutte e 53, avrei dovuto comunque trasbordarle.
Così farò la mattina seguente.
Intanto, per fare passare il tempo decido di prendere la macchina e di
ispezionare la Garonne dai due ponti sul fiume piu' vicini al campeggio.
La Garonne si trova un po' a corto d'acqua, in alcuni punti le sponde sono
all'asciutto e lasciano in vista un letto di rocce e fango. La corrente è
quasi inesistente e le rapide che posso vedere hanno così poca acqua da
poterle solo passare a piedi con il kayak al guinzaglio.
In effetti il fiume diventa navigabile dopo Castets-en-Dorthe, circa 190 km. più avanti.
Ritengo inutile proseguire nell'ispezione e faccio ritorno in campeggio
dove lascio la macchina e, seguendo il canale che si trova a 400 metri,
mi dirigo a piedi verso il centro città.
Passo per il Port de l'Embouchure, punto in cui finisce il Canal du Midi
ed inizia il Canal Lateral a la Garonne ed in cui quest'ultimo riceve
acqua dalla Garonne attraverso il Canal de Brienne.
Il luogo di incontro di questi tre canali è un grande bacino
lasciato un po' andare e non valorizzato nella sua importanza
di punto di incontro di questa storica via navigabile.
Il canale, proseguendo verso il centro, è costeggiato da
percorsi ciclopedonali molto frequentati.
Da questo punto mi sono perso per i vicoli del centro fino
a giungere alla basilica di St. Sernin dove vengo attratto
da una piacevole musica d'organo accompagnata da voce solista e coro.
Entro e mi trovo immerso in un'atmosfera medievale…le tre navate
in pietra chiara e mattoni, poche persone assorte nell'ascolto
della musica, mi siedo e mi lascio piacevolmente avvolgere dalla
"pelle d'oca" per la bellezza della interpretazione musicale.
Sembra una melodia di vecchie canzoni francesi mista a quello
che dovevano essere le melodie dei cantastorie medioevali,
o meglio, quelle che gli storici della musica ritengono essere.
Comunque quel tipo di musica che accompagna i documentari sulle
architetture religiose ma con quel qualcosa in più che ti prende,
la solennità del luogo, la voce forte del solista che sottolinea
i passaggi musicali.
Presumo che la bellezza di quanto stia ascoltando derivi anche
dal fatto che non capisco le parole, quindi posso concentrarmi
di più sulla musica in sé. Se il canto fosse in italiano credo
che si potrebbe prendere per il solito coro religioso che si
sente di tanto in tanto durante le nostre messe.
Forse tutto questo coinvolgimento si deve solo alla birra
ghiacciata che ho appena bevuto in un bar di fronte al ponte St.Pierre.
Mi reco al capolinea del pullman per il campeggio e,
nell'attesa, sorseggio un'altra bella birra…oggi il caldo è veramente incredibile.
Mentre sono al tavolino osservo la frequentazione del capolinea
e resto dell'idea che le grandi città siano un ricettacolo di
brutta gente, altrimenti non si spiegherebbe come in questo
ristretto ambito cittadino ci sia una concentrazione di così
tante brutte facce e personaggi ambigui.
D'altronde la delinquenza ha bisogno della massa di gente
per sopravvivere. In un piccolo paese un delinquente
verrebbe presto menato dalla stessa comunità.
In una grande città, già la comunità non è più tanto
coesa, non ci si conosce l'un l'altro, per cui quando
accade qualche atto delinquenziale non c'è una risposta
comune immediata, al massimo c'è qualche singolo che interviene
meritandosi poi le prime pagine della cronaca come:
"cittadino onesto interviene ad uno scippo e si ritrova
in ospedale con trauma cranico".
C'è altro.
Sarà la diversa cultura credo, ma ogni volta che vedo un
trio di persone (che siano di colore è un puro caso) come
quelle che passano in questo momento mi viene da pensare
che non può essere vero, che sono capitato in un set
cinematografico: uno in jeans e camicia bianca aperta
per far vedere addominali e pettorali a profusione
(e questa è invidia, perché li avessi io saprei
come sfruttarli in kayak!) con una testa di capelli lunghi
a treccine e viso da strafatto, compagni degni del presunto
capo, con bicipiti in vista, magliette senza maniche,
collane ed andamento da orango.
Sarà anche il periodo estivo che porta molta gente a fuggire
dalla città ma sembra che queste grandi città francesi siano
rimaste in mano alla popolazione delle ex colonie, che hanno
oltretutto mantenuto i loro costumi.
Sono ora sul pullman per il campeggio. A guardarsi in giro
ci sono solo due visi di possibili "francesi da generazioni"
su almeno 15 persone, e sono anche quelli che si notano meno,
sia per il vestiario che per il modo di atteggiarsi.
Poi, per caso, mi sono intravisto nel finestrino: spettinato,
capelli lunghi, maglietta non nelle migliori condizioni,
jeans tagliati altezza ginocchio e mi sono meravigliato
che mi avessero permesso di sedermi ad un tavolino per
bere una birra…forse solo perché ho pagato in anticipo.
Al ritorno a piedi lungo il canale, dalla fermata del bus al
campeggio, mi sono messo a rimuginare fra me e me, come un
vecchietto solitario o meglio come chi non regge due birre
a stomaco vuoto in un pomeriggio afoso, barcollando sul
ciglio del canale, notando però quanto sia trasparente
l'acqua al confronto del Canal du Midi. Si riescono a
vedere addirittura certi pesci enormi che fanno capire
la presenza dei tanti pescatori seduti alle loro postazioni,
in attesa come il tenente del Deserto dei Tartari.
Giunto in campeggio mi accorgo dell'ora tarda e mi fiondo
al ristorante dove sono l'ultimo cliente ad ordinare.
Una preoccupazione del viaggio è questa abitudine dei
francesi, dei centroeuropei e nordici in generale, di cenare presto.
D'altronde questo bel sole che tramonta ormai alle 20,30
lasciando una bella luce fino alle 21,00 mi metterebbe
voglia di pagaiare fino a tardi, fino al limite di poter
vedere dove pianto i picchetti della tenda, con il rischio
di non trovare più nulla per cena.
Una cosa che mi colpisce ancora è la mancanza di zanzare.
Mi sembra strano poter cenare all'aperto senza lanciare
sberle a destra e sinistra su tutto il corpo. Molto strano.
Che sia la scelta nucleare francese che ha ucciso tutte
le zanzare con una dose di radiazioni non letale per il genere umano?
Osservando poi i francesi di mezza età, che ormai
è anche la mia!, cioè fra i 40 e i 50 anni, molti
assomigliano alle grottesche caricature di Goscinny
e Uderzo, creatori del personaggio di Asterix, di cui
divoravo le avventure da fanciullo.
Le storie di Asterix sono un compendio di storia del
periodo romano, con le avventure in Alvernia, la
Svizzera, in Egitto, i particolari del vestiario
militare romano, gli accampamenti.
Sta di fatto che ritrovo le caratteristiche fisiche
delle matrone galliche nei tipi di alcune signore
francesi sui 40-50 anni, compresi i coniugi. Forma
rotondetta, pelle chiara, pingui e birre perennemente
piene sul tavolo.
Non è per infierire sui poveri francesi, ma per me
è un piacevole ritorno ai ricordi dell'infanzia, è
come entrare nel vero delle storie di Asterix potendo
vedere i suoi personaggi, in abiti moderni, che mi circondano.
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