12 Agosto - 10 km. - 1 chiusa.
Ci alziamo presto, prima dell’orario
di apertura della chiusa, e trasbordiamo.
Castanet Tolosan fa gia’ parte della
prima periferia di Toulouse. Attraversiamo
zone industriali alternate ad aree a verde
ed incontriamo parecchi frequentatori
della pista ciclo pedonale che costeggia
il canale, oltre a numerose imbarcazioni
ormeggiate lungo le sponde, indice che
siamo proprio arrivati alla fine del viaggio.
Dopo pochi chilometri giungiamo a Port
Sud, un bacino attrezzatissimo, strapieno
di barche di tutti i tipi ormeggiate alle
banchine galleggianti.
Ci fermiamo ad uno dei pochi posti liberi,
come una barca di ben piu’ importanti
dimensioni, speranzosi di trovare, almeno
a Toulouse, un posto dove fare colazione.
Giriamo affamati in lungo ed in largo,
anche fino agli isolati appena dietro
le abitazioni sul porto ma non troviamo
niente, persino l’unico bar con
vista canale e’ incredibilmente
chiuso.
Come spesso ci e’ capitato, dobbiamo
inventarci una colazione, seduti su un
muretto di un’aiuola, con le ultime
provviste: un vecchissimo pezzo di pane
al miele con uvette, alcune gallette bretoni
al doppio burro (peraltro squisite e,
immagino, nutrientissime) e acqua del
rubinetto.
Colazione a Port sud
Ripartiamo per raggiungere il piu’
presto possibile il centro cittadino
attraversando ormai un paesaggio urbano
costituito da ponti stradali, rumore
di traffico veicolare ed edifici mediocri
a destra e sinistra.
Eccoci finalmente al Port Fluvial, composto
da alcune banchine dove hanno trovato
ormeggio barche a vela ed house boat
e due begli edifici moderni, uno degli
uffici portuali e l’altro dell’ufficio
del turismo.
Port Fluviale a Toulouse, la fine del viaggio
Al bureau del porto, una gentilissima
signora ci mette al corrente delle tariffe
(peraltro veramente abbordabili) per
lasciare il kayak ormeggiato anche un
giorno. Lo leghiamo bene al molo di
fianco ad altre enormi barche, estraiamo
i bagagli necessari e chiediamo qualche
informazione sugli uffici del VNF, la
compagnia che amministra il Canal du
Midi, e sugli alberghi economici nelle
vicinanze.
Ci cambiamo cercando di vestirci con
gli abiti meno umidi e stropicciati
che ci sono rimasti e, sacche stagne
alla mano, ci rechiamo alla VNF prima
dell’orario di chiusura.
L’idea di chiedere informazioni
sulla navigabilita’ della Garonne
ci e’ venuta a seguito di alcune
notizie che abbiamo appreso i giorni
precedenti e riguardanti la grande siccita’
che ha colpito in questi giorni la Francia
e l’Europa. Temiamo che il fiume
sia in tali condizioni che non si possa
navigare se non portando per chilometri
e chilometri il kayak al guinzaglio
su un fondale sassoso ed appena umido.
Infatti la situazione rispecchia proprio
la peggiore delle ipotesi.
Ma andiamo con ordine.
Ci presentiamo tutti sdruciti, spettinati,
con barba di qualche giorno, bermuda
e bagagli dentro poco convenzionali
sacche stagne, alla signorina delle
informazioni del VNF, che, una volta
rimessasi dalla sorpresa si rivela professionale
e molto gentile.
Tento l’approccio vocale, aiutando
il mio scarsissimo francese con una
gestualita’ degna del miglior
mimo, con scarsissimi risultati. Stavo
quasi per far innervosire la gentile
informatrice, quando decide di intervenire
Massimo, il poliglotta, che, con qualche
grugnito giusto, riesce finalmente a
farci avere le informazioni.
La situazione quindi e’ questa:
da comunicazione telefonica direttamente
con il responsabile, la Garonne non
e’ in condizioni di essere navigata
per carenza d’acqua, inoltre si
rincara la dose sconsigliando comunque
vivamente di scendere nel fiume con
un kayak, anche se di cinque metri e
passa!
Soprattutto l’ultima affermazione
ci lascia alquanto perplessi, chiediamo
per quale motivo si sconsiglia comunque
di scendere in acqua nel fiume con il
kayak e ci rispondono semplicemente
dicendo che lo considerano troppo pericoloso
per cui non possono darne il permesso.
Non sappiamo a questo punto che tipo
di legalita’ abbia questa negazione
di utilizzare una via d’acqua,
presumiamo di pubblico utilizzo, ma
ci rendiamo anche conto che forse non
vale la pena buttarci comunque in un’impresa
dove, se mai dovessimo essere fermati
per qualche motivo, non sapremmo spiegarci
in modo completo e convincente, se non
a gesti e con qualche parola attinta
dal dialetto milanese.
Affranti, ci dirigiamo all’albergo
indicatoci che, fortunatamente per le
nostre tasche, appartiene ad una grossa
catena come ce ne sono tante in Francia
per la convenienza dei turisti, per
cui prendiamo una stanza.
Dopo esserci riposati un attimo tiriamo
le somme della situazione: la Garonne
non e’ navigabile, i kayak non
sono comunque ben visti, io accuso da
qualche giorno un dolore alla spalla
sinistra, Massimo, dalla sua, accusa
uno strano intorpidimento ad una mano,
il caldo continua ad opprimerci con
una cappa umida e l’unico modo
per cercare di portare a termine il
giro che ci eravamo prefissati (cioe’
semplicemente di giungere fino all’Oceano
Atlantico attraversando la Gironde)
e’ quello di imboccare da Toulouse
il Canal Lateral a la Garonne.
Il solo pensiero di dover percorrere
altri 190 km. di fetido ed immobile
canale con le sue 53 chiuse sotto un
caldo tremendo ci fa decidere seduta
stante di considerare Toulouse il punto
di arrivo del nostro viaggio.
Dopo tutto si tratta delle nostre vacanze
estive, non di un raid super sponsorizzato
dove rinunciare vuol dire fare una magra
figura, inoltre ci sentiamo soddisfatti
di quanto siamo riusciti a fare fino
adesso, tenuto conto lo scarso tempo
che dedichiamo durante l’anno
all’allenamento canoistico.
Certo, fossimo dei veri esploratori
avremmo tentato anche questa strada
navigabile, ma non lo siamo, anzi abbiamo
anche desistito con un certo piacere
vedendo finite le nostre fatiche e non
dovendo piu’ riversare litri di
sudore sugli schienali in legno del
kayak.
Comunque, per finire il racconto, abbiamo
girato un po’ per la citta’,
la “ville rose” per il caldo
colore rosato dei suoi edifici in cotto
e pietra, e siamo riusciti anche a trovare
due biglietti per il treno che avrebbe
riportato a Marseillan Plage il giorno
dopo. Ad agosto, come succede anche
in Italia, riuscire a trovare un biglietto
sul treno da una grande citta’
verso una localita’ di mare e’
quasi un’impresa.
Contenti e ignari del viaggio finale
che ci attende, prima di tornare in
albergo, passiamo per il porto dove
smontiamo e laviamo il kayak per togliere
un minimo di odore di canale (per non
rischiare di essere gettati in un carro
bestiame il giorno dopo in treno) e
lasciamo le due sacche carrellate in
deposito negli uffici del porto.
Si smonta il kayak
al Port Fluviale