11 Agosto - 34 km. - 10
chiuse.
E’ la tappa piu’ lunga dell’intero
percorso. Siamo ormai in prossimita’
di Toulouse e vogliamo avvicinarci il
piu’ possibile per poter, il giorno
dopo, riuscire a giungere in citta’
sul presto.
Al mattino il cielo e’ stranamente
nuvoloso e la temperatura freschina. Situazione
che purtroppo non dura in quanto gia’
a mezzogiorno torna il caldo con un cielo
non molto limpido.
Facciamo colazione al self service sul
porto godendoci, dalla terrazza sull’acqua,
la vista del kayak pronto e carico sulla
riva di fronte.
Alla prima chiusa trasbordiamo, alla seconda
ci fanno passare perche’ ci sono
altre imbarcazioni che giungono nel senso
contrario.
Per spiegarsi meglio, le cose funzionano
cosi’.
Se giungiamo da soli ad una chiusa non
ci fanno passare. Se giungiamo in compagnia
di imbarcazioni passiamo insieme a queste
a discrezione dell’eclusier. Se
giungiamo in contemporanea con imbarcazioni
che giungono in senso contrario i casi
sono due: la chiusa e’ al livello
del canale dalla nostra parte, allora,
dovendo portare il livello dell’acqua
alla quota del canale dall’altra
parte, ci fanno entrare; se la chiusa
fosse gia’ al livello del canale
dall’altra parte, fanno passare
le imbarcazioni che provengono nell’altro
senso, ma poi non ci consentono di passare
perche’ si torna al primo caso.
L'apertura manuale dei portoni della chiusa
Per queste ragioni cerchiamo spesso di
aumentare o diminuire la velocita’
in modo di giungere alle chiuse in compagnia
di altre imbarcazioni, sperando nella
comprensione dell’eclusier.
Alla terza chiusa, inaspettatamente ci
fanno passare anche se non giungono imbarcazioni
nell’altro senso, pero’, una
volta entrati, ci viene chiesto se abbiamo
l’autorizzazione per poter passare
le chiuse. Al nostro impacciato tentativo
di comunicare la mancanza di tale documento,
l’eclusier scompare nel suo ufficio
per telefonare al bureau centrale per
ricevere chiarimenti. Tornato da noi,
in attesa sotto un sole cocente e sudati
anche per l’incertezza del verdetto,
ci dice che possiamo passare questa chiusa
ma di chiedere al prossimo eclusier la
risposta definitiva dal bureau.
Uscita da una chiusa
Giungiamo quindi alla quarta chiusa,
scendiamo per chiedere l’informazione
a madame l’eclusier che ci fa
gentilmente notare che e’ appena
scattato l’orario di chiusura
per il pranzo. Rassegnatamente sorpresi
da questo comportamento (la burocrazia
non e’ un male solo italiano)
ne approfittiamo per fare anche noi
la sosta pranzo.
L’area e’ fortunatamente
attrezzata con alcuni tavoli da pic-nic
ed un wc pubblico che occupiamo subito
alternandoci fra il cesso ed il lavandino.
Pausa pranzo in attesa della riapertura della chiusa
Il posto e’ tranquillo, alcune
casette a schiera, con i loro colori
pastello e le persiane colorate, si
trovano lungo la riva sinistra del canale,
dove sono predisposti alcuni ormeggi
per le imbarcazioni in attesa dell’apertura
della chiusa.
La zona di sosta e’ utilizzata
anche da alcuni ciclisti che percorrono
la strada ciclabile che corre lungo
tutto il percorso del canale. Gia’,
un altro modo per rifare questo percorso
potrebbe benissimo essere in bicicletta,
spesso utilizzata anche da chi noleggia
le house-boat per girare i dintorni
approfittando delle soste tecniche per
pranzo e cena.
La pista e’ in genere ben tenuta,
sempre sterrata con piccoli tratti asfaltati
in corrispondenza di attraversamenti
dei paesi, sempre ombreggiata e immancabilmente
pianeggiante, tranne nelle piccole salite
in presenza delle chiuse, ed e’
frequentata dalla gente piu’ varia,
ciclisti singoli od in gruppo, intere
famiglie attrezzate con carrelli per
portare i bambini piu’ piccoli
o solo per portare vivande, coppie in
tandem.
Colpiscono soprattutto le famiglie numerose
con zaini, bagagli stipati nelle sacche
da bici, tende e sacchi a pelo per giri
di piu’ giorni e, cosa che continua
a stupirmi ogni volta che mi reco all’estero
o che vedo in Italia qualche famigliola
straniera, bambini piccoli, sui 6/7
anni presumo, che sgambettano sulle
loro mountain bike con zaino sulle spalle.
Immagino la scena se, di colpo, prelevassimo
la famigliola straniera e la sostituissimo
con una classica famiglia italiana:
il padre incazzatissimo per il fatto
di doversi sobbarcare i bagagli di tutta
la famiglia, con carrello al seguito,
la madre con la sua city bike fighetta
color argento, perche’ e’
anche il colore della sua utilitaria,
che pedala a fianco del marito rintronandolo
di pettegolezzi sui vicini di tavolo
quando si sono fermati a pranzare, i
bambini con le loro mountain bike super
accessoriate, con CD incorporato, in
tuta firmata dai calciatori piu’
in voga del campionato, faticano a stare
dietro ai genitori e continuano a manifestare
questa loro difficolta’ con continui
scampanellii e gridolini di disappunto.
Quando il gruppo nostrano si ferma poi
per pranzo, che sia un’area attrezzata
per pic.nic od un piccolo bar, i ragazzini
gettano a terra i loro cavalli ferrati
in qualsiasi posto pur di correre ed
accaparrarsi un tavolino libero, anche
a scapito della decrepita, ma ancora
in forma, coppia ultraottantenne dell’Europa
del nord che e’ stata battuta
sul tempo. I genitori fanno finta di
sgridare i pargoli per il loro comportamento
e si rivolgono gentilmente ai due poveri
vecchietti, in un inglese poco piu’
che scolastico, dicendo loro di dispiacersi
di non potergli cedere il tavolo, ma
i bambini sono proprio stravolti. Non
vado oltre nella descrizione.
Alla riapertura della chiusa, l’eclusier
esce dal suo officetto e ci dice che
per navigare sul Canal du Midi con il
kayak e’ necessaria una autorizzazione
dal VNF (Voies Navigables de France)
e che gli sembra strano che non ce l’abbiano
chiesta ai precedenti posti di controllo,
ma, dato che siamo diretti a Toulouse,
ormai a pochi chilometri, ci lascia
proseguire.
Ringraziamo per la gentilezza mostrata
ma non abbiamo pero’ il coraggio
di chiedere se avvisera’ le prossime
chiuse del nostro arrivo o se, come
d’altronde abbiamo fatto finora,
dovremo scendere ogni volta a chiedere
prima all’eclusier di turno se
e’ possibile passare con il kayak.
Proseguiamo decidendo di fermarci poco
piu’ avanti dove, come indicato
dalla cartina, dovrebbe esserci una
piazzola autostradale confinante con
il canale ed a cui e’ permesso
l’accesso.
Giunti in prossimita’ della piazzola,
leghiamo il kayak ad alcune radici sporgenti,
superiamo l’alto argine che ci
divide dalla strada ed entriamo da un
cancelletto nell’area di servizio
autostradale.
Dopo aver debitamente
utilizzato i servizi igienici, notiamo
in mezzo ad un boschetto una nuvola
di vapore acqueo. Incuriositi, ci avviciniamo
e scopriamo l’esistenza incredibile
di una doccia ad acqua nebulizzata utilissima
con queste condizioni atmosferiche estremamente
afose. Senza neanche pensarci, e qui
forse abbiamo rischiato di essere avvicinati
da un losco tipo nelle vicinanze dall’aspetto
piuttosto effeminato, ci siamo spogliati,
restando in costume da bagno, e ci siamo
buttati sotto la nuvola d’acqua
sapone alla mano, senza alcun ritegno.
Doccia rinfrescante alla stazione di servizio dell'autostrada
Unica difficolta’, comunque
sopportabile dato il servizio reso,
e’ che l’acqua e’
cosi’ nebulizzata che fatichiamo
a raccogliere le goccioline rinfrescanti
sul corpo per cercare di toglierci il
sapone di dosso. Credo che possiamo
aver dato uno spettacolo piuttosto strano
mentre uno di noi pigia il pulsante
della doccia mentre l’altro cerca
di seguire la nuvola cosi’ creatasi
portata qua e la’ dalla brezza.
Comunque, dopo questo complicato balletto
del riaddensamento dell’acqua
nebulizzata, ci piazziamo su un tavolo
da pic-nic, con vista sul kayak, per
mangiare qualcosa.
Interessante questa integrazione far
autostrada e canale. In Italia le piazzole
delle autostrade sono chiuse al passaggio
anche pedonale per chi non e’
entrato in auto, qui ci sono passaggi
pedonali di collegamento in modo che
da un lato gli automobilisti possano
fermarsi a mangiare o riposare in vista
del canale e del suo passaggio, dall’altro
i battelli possono fermarsi ed utilizzare
gli stessi servizi che, finche’
si viaggia in house boat non sono certo
indispensabili, mentre per noi diventano
essenziali.
Continuiamo fino alla prossima chiusa
dove incontriamo un tipo in bicicletta
che ci racconta che fra poco fara’
il nostro stesso percorso in senso inverso
con un kayak sit on top in polietilene
dotato di sistema di carrellaggio per
il trasbordo delle chiuse e che, avendo
un amico nel VNF (potenza degli amici
nello sciogliere problemi di burocrazia!
Sembra quasi di essere a casa), otterra’
l’autorizzazione che noi non abbiamo.
Un momento, non e’ che non abbiamo
questo documento, e’ che non l’abbiamo
mai chiesto. Durante la ricerca e la
preparazione del tour non mi e’
mai capitato infatti di leggere che
ci fosse la necessita’ di un tale
permesso per i kayak, per cui abbiamo
deciso di prendere e partire presentandoci
con la nostra nomea nazionale di persone
all’oscuro delle normative.
Anche se non e’ ancora l’ora
di cena, decidiamo di fermarci per cercare
un posto dove mangiare qualcosa per
poi riprendere la marcia e navigare
fino a tardi in modo di avvicinarci
il piu’ possibile a Toulouse.
Appena giunti sulla strada che costeggia
il canale addocchiamo un paio di locali
far cui un bar ed una pizzeria, ripiegando
su quest’ultima per non doverci
inerpicare nelle solite stradine erte
del paese vicino sapendo di non trovare
peraltro niente di aperto, date le precedenti
esperienze.
Sfortunatamente nel locale hanno solo
pizza francese e decidiamo comunque
di ordinarne due porzioni abbondanti
annaffiate da due bei panache’.
Ricordarsi che questi ultimi e’
bene consumarli in Francia dove sanno
cosa sono e come dosarli, mentre le
pizze e’ sempre meglio ordinarle
solo in Italia dove, soprattutto questo!,
sanno cosa sono. Ci sono state servite
due specie di tortine su una pasta simile
a quella delle crostate, con farcitura
di pomodoro in scatola e formaggio di
capra, una cosa disgustosa che pero’
ci siamo imposti di non avanzare, grazie
anche alla doppia porzione di panache’.
Ripartiamo con qualche incertezza dovuta
alle pizze che navigano ancora fra i
due panache’ e ci ributtiamo nel
canale fra il frastuono delle automobili
che sfrecciano sulla vicina autostrada
(e’ da Port Lauragais che il canale
corre parallelo e poco distante dalla
autostrada) e la luminosita’ che
comincia a calare.
Giungiamo quasi al buio (ringrazio una
splendida luna piena ed un cielo stellato)
all’ultima chiusa prima di Toulouse,
quella di Castanet Tolosan, e ci fermiamo
per la notte.
Nell’oscurita’, mentre sbarchiamo
nel giardino del piccolo edificio chiuso
dell’eclusier, ci viene incontro,
spaventandoci anche un poco, un signore
(che poi apprendiamo abitare la casetta
di fronte) dicendoci che possiamo campeggiare
nel giardino, anche se privato, basta
che ci alziamo prima delle 8.00, orario
in cui ritorna l’eclusier per
incominciare il turno.
Ci indica gentilmente un punto d’acqua
sul retro della casetta e piantiamo
il campo, o meglio, Massimo pianta la
tenda mentre io, avendo sofferto il
caldo alcune notti, decido di dormire
per terra con il solo sacco a pelo,
in compagnia di una splendida luna piena.
L’ennesima caldissima notte colpisce
ancora permettendoci di prendere sonno
solo verso le 2-3 di notte, orario in
cui comincia a rinfrescare un poco.
Peccato per il costante rumore di fondo
della vicina autostrada perche’
i grilli e qualche altro anonimo animaletto
hanno contribuito a creare una atmosfera
da tipica calda estate in prossimita’
di una via d’acqua. Sbalorditiva
inoltre la mancanza completa di zanzare!