7 Agosto - 24 km. - 10 chiuse.
Rimontato il kayak ripartiamo per fermarci
alle prima doppia chiusa di Pechlaurier
per fare colazione con alcune barrette
energetiche ed un po’ di acqua.
Il morale, nonostante il contrattempo
dello strappo, non e’ troppo basso.
Inoltre ci hanno detto che il bel tempo
durera’ ancora almeno tutta la settimana,
e questo basterebbe a farci desistere
dal pagaiare ancora un minuto in questa
calura umida, se non ci si alzasse sempre
al mattino con un bel venticello che in
alcuni tratti di canale soffia piacevolmente
da prua.
Come i canoisti sanno, una brezza e’
vista con favore se e’ contraria,
perche’ in questo modo si sente
davvero il vento rinfrescante; se invece
la brezza fosse a favore, la velocita’
del kayak impedirebbe di sentirla.
Il contrario si puo’ dire di un
bel vento teso, che e’ ricevuto
con piacere se soffia a favore perche’
aiuta a spingere il kayak; mentre se fosse
contrario…c’e’ comunque
anche qualcuno a cui piace cercare di
avanzare faticosamente controvento!
Alle chiuse seguenti Massimo ha dovuto
sfoggiare il suo francese scolastico per
convincere gli eclusiers a non farci trasbordare
(cominciamo ad averne abbastanza di queste
chiuse che ormai non sono piu’ una
novita’) se avessimo accompagnato
il kayak senza passeggeri, portandolo
al guinzaglio dentro e fuori dai bacini.
Ci fermiamo per colazione a Homps, di
cui ci limitiamo ad osservare, dal bar
sulla sponda, i bei piccoli edifici sul
porto canale, le tante e varie imbarcazioni
ormeggiate e l’onnipresente campanile
in pietra che spunta da dietro i tetti
delle case.
Due obiezioni sulla colazione, una nazionale
e l’altra europea.
Possibile che non riusciamo a trovare
un bar che ci faccia un succo di arancia
spremuto sul momento? Stamattina due Orangina,
ieri due Pago. Non e’ una cosa grave,
ma in mancanza di altri importanti fatti
che ci sono successi e che siano degni
di menzione, ci ancoriamo a questo.
Possibile che una colazione con due caffe’
grandi e due succhi d’arancia (il
cibo, in mancanza di altro nel bar, e’
cosistito nell’avanzo di pane al
miele) possa costare ben 8 Euro? 16.000
Lire? L’Europa si e’ unita
e si e’ anche organizzata bene per
fottere i suoi sudditi.
Homps ha anche un nuovo porto canale,
appena piu’ avanti, costituito da
due bacini con nuove strutture, parcheggio
ed argani per la rimessa delle imbarcazioni.
All’altezza di Laredorte veniamo
sorpresi da alcune gocce d’acqua
e, voltatici indietro, scopriamo un bel
fronte nuvoloso e scuro venirci incontro.
Decidiamo di fermarci nel paese al di
sotto di un ponte da cui alcuni ragazzini
(sembra proprio di fare un viaggio indietro
nel tempo di 40/50 anni) si divertono
facendo del bungee-jumping senza elastico,
non preoccupandosi del fatto che la trasparenza
dell’acqua sia ridotta a qualche
millimetro, oltre e’ tutto un colore
indistinto sul verdone marcio.
Vicino al ponte c’e’ un comodissimo
cesso pubblico con turca, lavandino ed
una inaspettata doccia, non certo brillante
per pulizia ma utilizzabile ed…utilizzato.
Ci sono alcuni ristoranti sulla riva ma,
decidiamo di avventurarci all’interno
del paese per trovare qualcosa di meno
turistico.
La strada di attraversamento dell’abitato
sembra sotto bombardamento. Fondo stradale
sconnesso, asfalto rimosso, buche ovunque
ed un frastuono incredibile, che neanche
a Milano negli orari di punta su una strada
trafficata vicino ad alcuni cantieri.
Stanno rifacendo l’asfalto!
Non trovando quello che dovrebbe essere
lo spazio tipico, e che andiamo ormai
da giorni cercando, di un piccolo paese
agricolo, cioe’ la piazzetta alberata
di fronte alla chiesa od al municipio,
ci chiudiamo dentro un bar sulla strada
disastrata e rumoreggiante.
Ci sediamo al banco per consumare due
birre e due limonate (in questo tipico
bar frequentato da rudi contadini non
ci azzardiamo a chiedere due panache’,
infatti consumiamo prima le due birre
per gola, poi le due limonate per sete).
Torniamo al porto canale per mangiare
in uno dei ristoranti che nel frattempo
ha chiuso le cucine e puo’ prepararci
solo due panini rigorosamente uno al formaggio
ed uno al prosciutto, divisi in parti
uguali ed annaffiati, finalmente, da quattro
panache’.
La pioggia. Sono due giorni che minaccia
da lontano di fare un rinfrescante temporale
ma, anche in questo caso, sembra che le
due gocce cadute siano tornate indietro,
non appena vaporizzate, a dire alle nuvole:
“Oeh! D’accordo che siamo
l’avanguardia del temporale, ma
non siamo mica sceme, qui sotto fa un
caldo pazzesco. Tutti indietro!”.
E cosi’ anche oggi niente rinfrescata.
Ripartiamo affrontando parecchie chiuse
doppie e triple, di cui le ultime due
sono state trasbordate in quanto giunti
oltre l’orario di chiusura. Dato
che la luce permetteva comunque di proseguire
ci siamo sentiti di continuare per cercare
un posto adatto a passare la notte.
Uno dei tanti ponti stradali sul canale
La giornata e’ stata caratterizzata
dall’attraversamento di ben 10 chiuse
in compagnia di alcune imbarcazioni che,
essendo poco piu’ veloci di noi,
ci superavano per poi venire raggiunte
durante l’operazione di apertura
delle chiuse.
Grande soddisfazione quando, alle ultime
due chiuse ormai “chiuse”
abbiamo deciso di salutare i nostri compagni
di viaggio e superare l’ostacolo
“a ruote” dalla riva.
Grande imbarazzo il giorno dopo, quando,
mentre stiamo ancora smontando le tende,
vediamo i nostri mattinieri inseguitori
salutare cordiali ma impettiti mentre
hanno appena passato la chiusa di Marseillette.
Questo e’ il nome della localita’
che ci ospita, suo malgrado, per la notte.
Campo a Marseillette
Ci fermiamo appena dopo la chiusa in compagnia
di alcune imbarcazioni che, in senso contrario,
attendono la riapertura.
Il posto e’ comodo e ci sembra
sicuro. C’e’ una sponda
abbastanza erbosa e morbida dove piantare
le tende, un giardinetto pubblico con
fontanella di cui approfittiamo per
le necessarie abluzioni e lavaggi di
biancheria varia (il tutto sotto gli
occhi divertiti di alcuni bambini),
qualche tranquilla villetta fra cui
quella di un vecchietto che ci vede
arrivare ed a cui chiediamo dove si
possa trovare un posto per mangiare.
Il canale al tramonto a Marseillette
Veniamo indirizzati ad un ristorante
poco distante che scopriamo essere nientepopodimeno
che un Logis de France in cui mangiamo
bene ad un costo abbordabile nel giardino
posteriore con vista sul canale, la
valle di fronte e le colline in lontananza,
con i loro colori che passano lentamente
dal verde all’azzurro fino al
blu notte di un tramonto sotto un cielo
un po’ coperto.
Ci vengono in mente le tende appena
piantate sotto alcuni platani e speriamo
non siano proprio i prescelti di eventuali
fulmini che dovessero cadere durante
la notte.
L’unica osservazione sul cibo,
del tutto soggettiva e non legata al
Logis de France ma alla Francia in generale,
riguarda i funghi, di cui non sono un
apprezzatore.
Parecchi piatti sono guarniti da questa
pietanza e non capisco se sia perche’
i francesi sono gran mangiatori di funghi,
se perche’, data la grande estensione
di boschi e foreste, ne abbiano talmente
tanti da costare poco e non sapere piu’
dove metterli, o se perche’ li
utilizzano solo, da bravi nazionalisti,
perche’ hanno un nome francese:
champignons.
Sta di fatto che, non apprezzandoli,
li avanzo e, dandomi ancora piu’
fastidio avanzarli (sono uno di quelli
che cerca di non avanzare mai niente
nel piatto facendo scarpetta per sfruttare
anche le ultime nutrienti gocce di sugo)
ne mangio un po’ rovinandomi pero’
il gusto del piatto.
Una volta cenato decidiamo di fare un
giro per il centro del paese per scoprire
angoli interessanti e ci fermiamo, da
bravi avvinazzati, nell’unico
bar aperto, in una piazzetta adibita
a parcheggio del vicino municipio, all’angolo
con l’unica strada di attraversamento
del paese.
Seduti ad un tavolino di fianco ad una
di quelle strane installazioni pubblicitarie
dove il cartellone e’ imperniato
su un trespolo a terra e gira vorticosamente
sotto la spinta del vento, mi metto
a buttare giu’ alcune osservazioni.
Immagino che questi paesini, turisticamente
parlando, vivano giusto di quelle quattro
persone che giungono dal Canal du Midi.
Siamo in agosto ed il traffico che vediamo
sulle strade e’ veramente scarso,
le persone che frequentano i paesi ed
i loro ristoranti poche.
Mi vengono alla mente i piccoli paesi
emiliani dei film di Peppone e don Camillo
o gli anni ’80 di Radiofreccia,
il film di Ligabue, o le atmosfere felliniane.
Paesi prevalentemente agricoli, qui
vinicoli, casette dignitose, intonacate
a colori pastello, molte altre lasciate
un po’ andare, bar dove la sera
trovi giusto due persone: il barista
in canottiera e sigaro in bocca ed il
ragazzetto alle macchinette mangiasoldi
o l’agricoltore al banco dietro
un bicchierino.
Poi si scoprono centri storici semi
fortificati, chiese, campanili e palazzi
illuminati che si stagliano da lontano
ma tanto malandati che se solo li mantenessero
in buono stato farebbero di questi paesini
dei piccoli gioielli.
Anche dopo due gocce d’acqua e
nonostante i lampi in lontananza continua
il vento caldo che, in compenso, permette
di asciugare tutto cio’ che siamo
riusciti a lavare.
Mi immaginavo gia’, prima di partire,
di trovarmi dopo pochi giorni con vestiario
umido e la borsa stagna, non traspirante
per necessita’, con muffa in formazione
ed odore di taleggio (peraltro il mio
formaggio preferito). Invece l’aria
cosi’ secca e calda asciuga e
mantiene in buone condizioni igieniche
il vestiario.
Il kayak si comporta egregiamente dopo
la riparazione, mentre io comincio ad
avere dolori alle spalle ed alla schiena
quando ci fermiamo. Spero di resistere
fisicamente, perche’ la testa
mi porterebbe avanti fino a chissa’
quando.
Sara’ solo il fatto di essere
in vacanza, ma i paesini francesi, quelli
fuori del giro turistico di massa, mi
hanno sempre attirato.
Immaginavo le colline con vigneti e
le 2CV (sono un alternatamene felice
possessore di questa automobile, direi
anzi che ne sono un felice possessore…quando
non ha problemi di partenza) scorrazzare
con carichi di uova intatte, sobbalzando
su ondulate stradine di campagna circondate
da campi sterminati di girasoli.
Ecco la campagna francese: caricature
di automobili divenute ormai famose,
le baguettes da portare rigorosamente
sotto le ascelle per aromatizzarle,
le ragazze in corte vestine di cotone,
come una, vista distrattamente (devo
dire cosi’, sono felicemente sposato)
su un barcone, che si toglie la vestina
per lavarsi, in costume da bagno, e
si riveste con la stessa vestina, rosa
con fiocco posteriore, le sritte dei
negozi e delle birrerie e…la parlata
intrisa di biascicamenti, strascinamenti
ed “erre” decisamente mosce
che ti lasciano stupito per la raffinatezza
persino di un litigio per strada.
Torniamo alle tende, ci laviamo i denti
alla solita fontanella, salutiamo il
simpatico vecchietto nel giardino (ancora
li’) e ci infiliamo nei sacchi
a pelo, rigorosamente estivi.
Durante la notte si sentono continui
tuffetti nell’acqua del vicino
canale, saranno rane?, pescetti? sorcetti?,
poi ad un certo punto un rumore strano,
composto da vari versetti di qualche
strano animaletto. Mi alzo, accendo
la torcia elettrica e la punto in acqua
creando una scompiglio generale nel
gruppetto di anatrelle che, tranquille,
navigavano nel mezzo del canale, ormai
tranquillo perche’ non percorso
da imbarcazioni disturbatrici.
Spenta la torcia mi sono riaddormentato
tranquillo e sorridente per l’inconsueto
spettacolo.