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3 - da Portiragnes a Colombiers


4 Agosto - 17 km. - 5 chiuse.

Ci svegliamo a causa del sole che riscalda le tende mentre alcune papere rumoreggiano sul canale dall’acqua ancora tranquilla.
Si’, verrebbe da dire che un canale si caratterizzi per lo specchi d’acqua tranquilla, senza increspature. Lo abbiamo visto cosi’ solo al mattino presto od alla sera, poi comincia a tirare un po’ di brezza, a volte anche piuttosto violenta tanto da doverci impegnare nella pagaiata. Inoltre anche le poche imbarcazione che abbiamo incontrato contribuiscono a formare onde ed increspature, nonostante la velocita’ massima consentita di circa 8 kmh.
La colazione viene consumata in un piccolo caffe’ del paese con caloriche paste del panificio a fianco.

Portiragnes e’ un piccolo paese caratterizzato da una bella chiesa in pietra con un massiccio campanile a base quadrata dalla cui sommita’ fuoriesce una slanciata copertura a cuspide.

La chiesa di Portiragnes
La chiesa di Portiragnes

Per pranzo giungiamo a Beziers, citta’ d’origine di Paul Riquet (>>foto), posta su una elevazione dopo tanto piattume paesaggistico.
Ormeggiamo nel Port Neuf, un attrezzato porto canale dove riusciamo anche a sciacquarci prima della visita alla citta’.

Accostamento fra vecchio e nuovo nel porto canale di Beziers
Accostamento fra vecchio e nuovo nel porto canale di Beziers

La bella cattedrale di Saint-Nazaire svetta sulla sommita’ del centro cittadino e per raggiungerla ci arrampichiamo per scalinate e vicoli in salita che esprimono la poverta’ dei loro abitanti, nonostante le belle facciate mal tenute degli edifici, che pero’ un tempo dovevano essere il vanto di una borghesia operosa.
Colpisce la sporcizia per le strade, la quantita’ incredibile di escrementi di cani, il forte odore di urina, i bambini in mutande che escono a giocare da portoni di abitazioni al piano terreno attraverso i quali si intravedono stanzoni giorno/notte con letti disfatti e brande. La bella citta’ commerciale, composta da dignitosi edifici, ormai abbandonata e riconquistata da un esercito di immigrati che in Francia non ha occupato solo le grandi citta’.

L’atmosfera all’interno della cattedrale cambia, si fa medievale, aiutata dalle melodie dell’organo e dall’essenzialita’ delle strutture in pietra.
Approfittiamo della salita sulla torre dell’orologio ad offerta libera (da bravi italiani ci sbarazziamo delle monete da 1, 2 e 5 centesimi) per goderci una vista che spazia sulla citta’ e sul paesaggio tipico delle colline francesi a perdita d’occhio.

Vista dalla cattedrale di Beziers con l'Orb che arriva in cittą
Vista dalla cattedrale di Beziers con l'Orb che arriva in cittą

Pranziamo in una bella piazzetta ombreggiata fra la cattedrale e la sede del tribunale, in una delle tante brasserie.

Proseguiamo attraversando il ponte canale sul fiume Orb che abbiamo visto dalla torre dell’orologio meravigliandoci per l’ardita costruzione massiccia in pietra, unica possibilita’ per far superare alle imbarcazioni l’ostacolo del fiume.
Quindi giungiamo alle 7 Ecluses de Foncerannes, una costruzione degna di un disegno di Escher, dove in ben sette chiuse consecutive (e qualche ora di tempo per attraversarle) si supera un dislivello di 13,60 metri.

Le sette chiuse di Foncerannes viste dal punto pił basso
Le sette chiuse di Foncerannes viste dal punto pił basso

Nonostante la comoda strada che costeggia le chiuse ci permetterebbe di compiere il tragitto, con il kayak sul carrello, in pochi minuti, troppo forte e’ la tentazione di affrontare questa opera dell’ingegno umano sfruttandone a pieno l’idraulica concezione.

E’ ora di spiegare come si affronta una chiusa quando ti permettono di entrarci.
Dato che il nostro kayak, per meglio poterlo governare in spazi ristretti e’ dotato di timone comandato con pedaliera dal pagaiatore posto dietro, spetta proprio a questo l’onere e l’onore (a meno di manovre sbagliare e/o goffe) di portare il kayak nell’antro della chiusa.
La chiusa in genere e’ formata da un bacino di forma ovale che contiene circa tre/quattro imbarcazioni, oltre ad una canoa, delimitato da due portoni in legno o ferro. Spesso in corrispondenza dei due portoni ci sono anche dei ponticelli.

La tipica forma ovale delle chiuse
La tipica forma ovale delle chiuse

Per cui, il canoista di prua scende a riva e si porta sulla chiusa mentre il secondo canoista porta il kayak dentro il bacino passando sotto il primo ponte, lancia le funi al compagno e (questo dipende dalla disponibilita’ dell’eclusieres) resta in attesa nel kayak o risale la sponda su una scaletta di servizio.

Vista zenitale del kayak nella chiusa
Vista zenitale del kayak nella chiusa

Mentre il bacino si riempie, il kayak e’ tenuto contro il bordo dalle funi per impedire che le turbolenze dell’acqua lo sballottino di qua e di la’. (>>foto) Una volta riempito il bacino, a discrezione dell’eclusier, si sale a bordo tutti e due e si lascia la chiusa o si porta il kayak al guinzaglio fuori dalla chiusa e si risale dopo.

L'uscita da una chiusa con canoista a bordo
L'uscita da una chiusa con canoista a bordo

Tornando alle 7 chiuse di Foncerrannes, Massimo (>>foto) si offre per restare in canoa e affrontare la risalita del canale.

Dall'interno della chiusa durante il riempimento
Dall'interno della chiusa durante il riempimento

Dopo circa un’ora e mezza di lentissimo trasbordo da una chiusa all’altra, usciamo finalmente dall’ultima e ci dirigiamo verso un bell’anello di ormeggio sul bordo del canale per…riposarci un po’ direte voi. Invece ci rivestiamo alla meglio e ci dirigiamo verso uno dei tanti bar visti lungo la strada che costeggia le chiuse per rifarci del sudore perduto con due bei panache’. Bevanda che andava negli anni ’80 confezionata anche in bottigliette o lattine ma che ora si serve artigianalmente mescendo 50% di birra alla spina e 50% di gazzosa da bottiglia di plastica. Il risultato e’ lo stesso e…dopo due bicchieri da 0,50 litri si e’ talmente rilassati e ripresi che se avessimo trovato qualcuno a cui vendere kayak con annessi e connessi, ce ne saremmo tornati a casa con tutta calma.
Scherzi a parte, una buona ragione per affrontare questi faticosi viaggi in kayak sono proprio le piccole pause dalla fatica della pagaiata.

Il canale al tramonto
Il canale al tramonto

Ci fermiamo per la notte a Colombiers, un paesino piuttosto spento costituito prevalentemente da edifici residenziali, un unico ristorante, “Le Chateau”, chiuso il lunedi’ (oggi!), ed un attrezzatissimo porto canale, unico punto vitale.
Il nuovo porto e’ stato realizzato a fianco di vecchi magazzini ristrutturati ed ora utilizzati dall’ufficio del turismo. Numerosi i servizi, un ristorante, due bar, una creperie/pizzeria che scegliamo (per le crepes non certo per la pizza) e finalmente dei bagni pubblici con docce…fredde ed a pagamento! (meno male che era ancora aperto l’ufficio del turismo per comperare dei gettoni).
E’ proprio in coda per la doccia che facciamo il primo incontro con degli italiani con i quali abbiamo finalmente un argomento/lamentela che non sia incentrato sulla politica, il calcio, il cibo francese, il governo B.

Una volta lavati risaliamo in kayak e ci portiamo appena oltre per piantare il campo in un parcheggio per camper fra gli alberi, l’unico posto che ci dia un po’ di sicurezza e tranquillita’. Peccato che il terreno sia talmente pietroso e duro da piegare meta’ della dotazione di leggerissimi e futuristici picchetti in alluminio, per poi scoprire, durante i soliti vagabondaggi post-cena, la presenza di un piccolo campeggio poco distante dal canale e con bei prati erbosi.

Non sempre siamo riusciti a trovare attrezzature nei porti canale con docce e wc. Spesso le abluzioni serali e mattutine consistevano in scene pietose con asciugamano in spalla e sapone in mano di fronte a fontanelle di piccoli giardini pubblici dotati di bambini vocianti, mentre a volte i bisogni corporali venivano espletati dove capitava, nei campi come dietro gli alberi, ma piu’ spesso venivano trattenuti fino all’ora di pranzo o cena.


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