4 Agosto - 17 km. - 5 chiuse.
Ci svegliamo a causa del sole che riscalda
le tende mentre alcune papere rumoreggiano
sul canale dall’acqua ancora tranquilla.
Si’, verrebbe da dire che un canale
si caratterizzi per lo specchi d’acqua
tranquilla, senza increspature. Lo abbiamo
visto cosi’ solo al mattino presto
od alla sera, poi comincia a tirare un
po’ di brezza, a volte anche piuttosto
violenta tanto da doverci impegnare nella
pagaiata. Inoltre anche le poche imbarcazione
che abbiamo incontrato contribuiscono
a formare onde ed increspature, nonostante
la velocita’ massima consentita
di circa 8 kmh.
La colazione viene consumata in un piccolo
caffe’ del paese con caloriche paste
del panificio a fianco.
Portiragnes e’ un piccolo paese
caratterizzato da una bella chiesa in
pietra con un massiccio campanile a base
quadrata dalla cui sommita’ fuoriesce
una slanciata copertura a cuspide.
Per pranzo giungiamo a Beziers, citta’
d’origine di Paul Riquet (>>foto),
posta su una elevazione dopo tanto piattume
paesaggistico.
Ormeggiamo nel Port Neuf, un attrezzato
porto canale dove riusciamo anche a sciacquarci
prima della visita alla citta’.
La bella cattedrale di Saint-Nazaire svetta
sulla sommita’ del centro cittadino
e per raggiungerla ci arrampichiamo per
scalinate e vicoli in salita che esprimono
la poverta’ dei loro abitanti, nonostante
le belle facciate mal tenute degli edifici,
che pero’ un tempo dovevano essere
il vanto di una borghesia operosa.
Colpisce la sporcizia per le strade, la
quantita’ incredibile di escrementi
di cani, il forte odore di urina, i bambini
in mutande che escono a giocare da portoni
di abitazioni al piano terreno attraverso
i quali si intravedono stanzoni giorno/notte
con letti disfatti e brande. La bella
citta’ commerciale, composta da
dignitosi edifici, ormai abbandonata e
riconquistata da un esercito di immigrati
che in Francia non ha occupato solo le
grandi citta’.
L’atmosfera all’interno della
cattedrale cambia, si fa medievale, aiutata
dalle melodie dell’organo e dall’essenzialita’
delle strutture in pietra.
Approfittiamo della salita sulla torre
dell’orologio ad offerta libera
(da bravi italiani ci sbarazziamo delle
monete da 1, 2 e 5 centesimi) per goderci
una vista che spazia sulla citta’
e sul paesaggio tipico delle colline francesi
a perdita d’occhio.
Vista dalla cattedrale di Beziers con l'Orb che arriva in cittą
Pranziamo in una bella piazzetta ombreggiata
fra la cattedrale e la sede del tribunale,
in una delle tante brasserie.
Proseguiamo attraversando il ponte canale
sul fiume Orb che abbiamo visto dalla
torre dell’orologio meravigliandoci
per l’ardita costruzione massiccia
in pietra, unica possibilita’ per
far superare alle imbarcazioni l’ostacolo
del fiume.
Quindi giungiamo alle 7 Ecluses de Foncerannes,
una costruzione degna di un disegno di
Escher, dove in ben sette chiuse consecutive
(e qualche ora di tempo per attraversarle)
si supera un dislivello di 13,60 metri.
Le sette chiuse di Foncerannes viste dal punto pił basso
Nonostante la comoda strada che costeggia
le chiuse ci permetterebbe di compiere
il tragitto, con il kayak sul carrello,
in pochi minuti, troppo forte e’
la tentazione di affrontare questa opera
dell’ingegno umano sfruttandone
a pieno l’idraulica concezione.
E’ ora di spiegare come si affronta
una chiusa quando ti permettono di entrarci.
Dato che il nostro kayak, per meglio poterlo
governare in spazi ristretti e’
dotato di timone comandato con pedaliera
dal pagaiatore posto dietro, spetta proprio
a questo l’onere e l’onore
(a meno di manovre sbagliare e/o goffe)
di portare il kayak nell’antro della
chiusa.
La chiusa in genere e’ formata
da un bacino di forma ovale che contiene
circa tre/quattro imbarcazioni, oltre
ad una canoa, delimitato da due portoni
in legno o ferro. Spesso in corrispondenza
dei due portoni ci sono anche dei ponticelli.
La tipica forma ovale delle chiuse
Per cui, il canoista di prua scende
a riva e si porta sulla chiusa mentre
il secondo canoista porta il kayak dentro
il bacino passando sotto il primo ponte,
lancia le funi al compagno e (questo
dipende dalla disponibilita’ dell’eclusieres)
resta in attesa nel kayak o risale la
sponda su una scaletta di servizio.
Vista zenitale del kayak nella chiusa
Mentre il bacino si riempie, il kayak
e’ tenuto contro il bordo dalle
funi per impedire che le turbolenze dell’acqua
lo sballottino di qua e di la’.
(>>foto)
Una volta riempito il bacino, a discrezione
dell’eclusier, si sale a bordo tutti
e due e si lascia la chiusa o si porta
il kayak al guinzaglio fuori dalla chiusa
e si risale dopo.
L'uscita da una chiusa con canoista a bordo
Tornando alle 7 chiuse di Foncerrannes,
Massimo
(>>foto)
si offre per restare in canoa e affrontare
la risalita del canale.
Dall'interno della chiusa durante il riempimento
Dopo circa un’ora e mezza di lentissimo
trasbordo da una chiusa all’altra,
usciamo finalmente dall’ultima e
ci dirigiamo verso un bell’anello
di ormeggio sul bordo del canale per…riposarci
un po’ direte voi. Invece ci rivestiamo
alla meglio e ci dirigiamo verso uno dei
tanti bar visti lungo la strada che costeggia
le chiuse per rifarci del sudore perduto
con due bei panache’. Bevanda che
andava negli anni ’80 confezionata
anche in bottigliette o lattine ma che
ora si serve artigianalmente mescendo
50% di birra alla spina e 50% di gazzosa
da bottiglia di plastica. Il risultato
e’ lo stesso e…dopo due bicchieri
da 0,50 litri si e’ talmente rilassati
e ripresi che se avessimo trovato qualcuno
a cui vendere kayak con annessi e connessi,
ce ne saremmo tornati a casa con tutta
calma.
Scherzi a parte, una buona ragione per
affrontare questi faticosi viaggi in kayak
sono proprio le piccole pause dalla fatica
della pagaiata.
Il canale al tramonto
Ci fermiamo per la notte a Colombiers,
un paesino piuttosto spento costituito
prevalentemente da edifici residenziali,
un unico ristorante, “Le Chateau”,
chiuso il lunedi’ (oggi!), ed un
attrezzatissimo porto canale, unico punto
vitale.
Il nuovo porto e’ stato realizzato
a fianco di vecchi magazzini ristrutturati
ed ora utilizzati dall’ufficio del
turismo. Numerosi i servizi, un ristorante,
due bar, una creperie/pizzeria che scegliamo
(per le crepes non certo per la pizza)
e finalmente dei bagni pubblici con docce…fredde
ed a pagamento! (meno male che era ancora
aperto l’ufficio del turismo per
comperare dei gettoni).
E’ proprio in coda per la doccia
che facciamo il primo incontro con degli
italiani con i quali abbiamo finalmente
un argomento/lamentela che non sia incentrato
sulla politica, il calcio, il cibo francese,
il governo B.
Una volta lavati risaliamo in kayak e
ci portiamo appena oltre per piantare
il campo in un parcheggio per camper fra
gli alberi, l’unico posto che ci
dia un po’ di sicurezza e tranquillita’.
Peccato che il terreno sia talmente pietroso
e duro da piegare meta’ della dotazione
di leggerissimi e futuristici picchetti
in alluminio, per poi scoprire, durante
i soliti vagabondaggi post-cena, la presenza
di un piccolo campeggio poco distante
dal canale e con bei prati erbosi.
Non sempre siamo riusciti a trovare attrezzature
nei porti canale con docce e wc. Spesso
le abluzioni serali e mattutine consistevano
in scene pietose con asciugamano in spalla
e sapone in mano di fronte a fontanelle
di piccoli giardini pubblici dotati di
bambini vocianti, mentre a volte i bisogni
corporali venivano espletati dove capitava,
nei campi come dietro gli alberi, ma piu’
spesso venivano trattenuti fino all’ora
di pranzo o cena.