BASSES GORGES DU VERDON - PRIMO TRATTO
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BASSES GORGES DU VERDON - Maggio 2010
PRIMO TRATTO – dal barrage de S.te-Croix al barrage de Quinson
Al mattino ci svegliano i germani che chiacchierano ed uccellini di tutti i tipi che sorvolano le tende all’altezza dei rami degli alberi. Temperatura quasi invernale, ho dormito con maglia e pantaloni di lana in sacco a pelo progettato per temperature non inferiori a 15°. Doccia gelata fatta a pezzi che però riesce a rinvigorire ed a svegliare completamente. Dato che Massimo non si è ancora alzato faccio un salto in paese per comprare la prima colazione in terra di Francia con croissant e pain au chocolat, mandati giù con gran sorsi d’acqua.
Risveglio in campeggio
Quinson nella nebbia mattutina
Tempo variabile con nuvole che vanno e vengono ma senza avvisaglie di temporale. Decidiamo di fare il tratto di Verdon dal Barrage de S.te Croix al Barrage de Quinson pensando di percorrerlo andata e ritorno dato che non siamo riusciti ad organizzarci altrimenti. Prendiamo Montpezat come punto di imbarco circa a metà percorso. Il paese è un bell’ammasso di casette attorno ad un cocuzzolo, sul lago formato dal fiume in una larga ansa. Come spesso ci è capitato, non abbiamo trovato un bar, una drogheria e neanche un panettiere, un bel paese fantasma se non fosse per il solito vecchietto che dipinge l’inferriata di casa sua.
Ci spostiamo a Montagnac, il paese più prossimo, nel tentativo di approvvigionarci di cibo ed acqua per il pranzo e, già che ci siamo, di sederci ad un tavolino per fare colazione con calma. Attraversiamo una sequenza di campi coltivati con giovani ciuffi di lavanda che devono ancora gemmare, il giallo intenso e fitto della colza e spighe di un qualcosa che potrebbe essere grano. Il cartello stradale indica che stiamo entrando nel paese della Trufficolture ed io, a digiuno di francese, penso bene di tastare il portafoglio che ho in tasca e lo assetto in posizione ben nascosta. Massimo, da buon viveur gastronomico, mi erudisce sul fatto che in paese si devono trovare dei buoni tartufi (certo, truffe= tartufo). Nascosto nella piccola vallata fra due basse colline Montagnac ha proprio l’aria d’antan del piccolo borgo agricolo di campagna. Sulla strada centrale si trovano il municipio, la chiesa, la scuola, il piccolo supermercato e le due attività economiche che probabilmente mantengono vivo l’ambiente: il bar e l’hotel-ristorante.
Cartello fuorviante
Il bar ha giusto quattro tavolini all’esterno baciati dal sole che va e viene dietro alle nuvole basse, la televisione sempre accesa, il gestore che fa capolino dall’antro della cucina, due avventori che parlottano seduti fuori lungo la strada, che se vede una macchina al giorno è tanto. Il tempo per fare colazione ed un minimo di spesa per poi tornare a Montpezat sulla riva del laghetto.
Il laghetto dell'imbarco visto da Montpezat
E’ già tarda mattinata, assembliamo le canoe gonfiabili e ci infiliamo finalmente in un’acqua gelida e poco trasparente. Dobbiamo per forza indossare mute, calzari in neoprene e maglia termica per gli eventuali schizzi di acqua ghiacciata ed il venticello allegro che soffia spesso nelle gole.
Imbarco con sole ma acqua ghiacciata
Si risale il fiume verso il Barrage de S.te Croix per raggiungere le Gorges de Baudinard. Ci infiliamo all’interno di una piccola gola che porta in un altro bacino da cui partono le gole vere e proprie. La giornata volge al bello, con nuvole bianche e veloci che creano un effetto di luce ed ombra cambiando repentinamente i colori della roccia e dell’acqua. Le gole sono spettacolari, uno stretto canale, in alcuni punti non più di 5-6 metri, con rocce color grigio verticali ed una vegetazione rigogliosa che spunta dappertutto con rami, radici, foglie e muschi. La grande quantità d’acqua che cola dalle pareti rocciose in cascatelle più o meno estese procura un effetto rinfrescante solo al sentirne il rumore, gocce che cadono nel fiume da un’altezza di oltre 5 metri a formare sottili tendaggi cristallini che nascondono rientranze nelle pareti della gola. Inizialmente la corrente in senso contrario è molto debole ma addentrandoci nella gola comincia a farsi sentire sempre più, sia per l’effetto del restringimento del passaggio sia forse perché la diga a monte comincia a scaricare un po’ d’acqua, probabilmente anche a causa delle forti precipitazioni dei giorni scorsi che devono avere riempito l’invaso del Verdon.
Massimo sotto uno dei cartelli di avvertimento di piene improvvise
Francesco avanza nelle gole
Pausa galleggiando quasi senza toccare l'acqua
Vista delle gole appena passate
Avanziamo verso la diga di S.te Croix
Non si riesce a giungere in vista della diga dato che il percorso viene interrotto per sicurezza (non sia mai che le pale delle turbine dell’EDF vengano rovinate dal passaggio di un canoista rivestito di gomma e dalla sua arma più temibile, la pagaia) da una serie di boe ed una catena tirate da parete a parete. Ci fermiamo e superiamo a piedi la punta rocciosa sull’ansa per dare un’occhiata dall’altra parte ma senza scorgere la diga nascosta da un’altra curva del fiume.
Sbarco a monte della diga
Le rocce a picco dopo la catena di sicurezza
Ci si imbarca sotto la catena di sicurezza
Il ritorno è facilitato dalla corrente ora ben percepibile, tanto da poterci permettere alcuni momenti di rilassamento sdraiati sulle canoe, ci facciamo trasportare con lo sguardo al cielo, delimitato dalle ripide pareti della gola, e con le orecchie piene di una musica naturale che ben si adatterebbe alle sedute di yoga e rilassamento forzato dopo una giornata di frenetico lavoro.
Ombra e luce nelle gole
Galleggiamo nella lieve corrente
Grotte a pelo d'acqua
Grotta forata con scala
Torniamo indietro per fermarci a pranzare sul primo laghetto, sdraiati al sole su due rocce piatte e lisce. Il buon Camembert che abbiamo comprato è proprio all’altezza della sua fama, tanto che copre molto bene l’odore dei calzari posti ad asciugare al sole e renderà la mia sacca stagna inutilizzabile per almeno un giorno.
Stravaccamento dopo pranzo
Ripassiamo per Montpezat attraversando il lago ed infilando l’ingresso delle gole che portano verso Quinson.
Le gole non sono come le precedenti, un primo tratto sinuoso e stretto introduce al resto del percorso più arioso ed aperto. Forse anche per questo il vento si fa più insistente e naturalmente…contrario.
Le rive si fanno più digradanti
Scoglio piantato in acqua
Il laghetto di St-Laurent-du-Verdon è frequentato da pescatori in barca e bagnanti sulle rive ghiaiose. Il ponte della D411 funge da ingresso per il secondo tratto delle gole. Non ci sono più le cascatelle rinfrescanti, le pareti laterali si fanno più dolci mentre una quantità di fiordi si diramano a destra e sinistra, terminando spesso in spiaggette di fango e ciottoli.
Le rive si distanziano allargando il corso del fiume
Anche qui non ci si può avvicinare allo sbarramento che si può però vedere in lontananza fermandosi sul filo delle boe stese da riva a riva.
Ritorniamo proprio nel momento in cui il vento decide di cambiare direzione e darci ancora contro, in modo di allenare la nostra pagaiata e romperci ancora un po’ i coglioni.
Riusciamo giusto a sbarcare, sgonfiare le canoe e cambiarci prima che una serie di nuvoloni neri, che ci hanno inseguito, comincino a scaricare tutto il loro potenziale pluviometrico.
Alla sera proviamo un altro ristorante, sulla strada per Quinson, con trota all’aglio (giusto per scongiurare possibili incontri con i locali) circondati da coppie e famiglie tristi che discorrono quasi bisbigliando. Ci meraviglia riuscire a parlarci e sentirci utilizzando un tono di voce normale (cosa praticamente impossibile se fossimo in Italia) mentre una grossa tavolata di genitori e figli con handicap fisici è l’unica in cui si ride tutto il tempo.
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